Le allergie agli animali domestici sono molto comuni e provocano disturbi respiratori e reazioni cutanee sia negli adulti sia in età pediatrica. Ecco quali sono le cause che le scatenano e come si manifestano
Le allergie agli animali domestici, come cane e gatto, sono comuni sia negli adulti che nei bambini. La reazione allergica si sviluppa dopo l’esposizione e il contatto con gli animali a cui si è allergici. Ma quali sono le cause delle allergie agli amici a quattro zampe e come si manifestano? In un approfondimento pubblicato sul portale di Humanitas, rinomato polo medico alle porte di Milano, il professor Enrico Heffler, capo sezione autonoma del Centro di Medicina Personalizzata Asma e Allergologia dell’Irccs Istituto Clinico Rozzano, ha illustrato nel dettaglio i sintomi e le modalità di diagnosi di questa particolare forma di allergia.
Allergie a cane e gatto: le cause
Come spiegato dall’esperto, diversamente a quanto si è soliti pensare, a causare la reazione allergica non è il pelo dell’animale in sé, ma particolari proteine, gli allergeni, contenute nella saliva e nella forfora degli animali domestici, come cane e gatto, e più raramente da acari che si annidano nel loro pelo. Le reazioni allergiche, che si sviluppano dopo l’esposizione o contatto con animali o con i loro allergeni (in grado di rimanere in una stanza chiusa per diversi mesi), sono dovute a una reazione errata del sistema immunitario che interpreta come pericolose sostanze che in realtà non lo sono.
I sintomi
Le reazioni allergiche agli animali domestici si manifestano generalmente con disturbi respiratori, da semplici oculoriniti allergiche, con naso chiuso o che cola, starnuti e bruciore agli occhi e alla gola, fino a veri e propri attacchi d’asma. Ma sono possibili anche reazioni cutanee. E talvolta la sintomatologia varia a seconda dall’animale che la scatena.
Come ha sottolineato il professor Heffler, direttore della scuola di specializzazione in Allergologia e Immunologia clinica di Humanitas University, di solito gli individui allergici ai gatti “sperimentano reazioni piuttosto immediate e violente, così come chi è allergico al cavallo, anche se i contatti con questo tipo di animale sono meno abituali e fortuiti rispetto a quelli con i gatti”. L’allergia al cane, invece, che è meno comune rispetto a quella al gatto, “solitamente suscita sintomi meno aggressivi”, ha aggiunto l’esperto, per poi sfatare l’errata convinzione che esistano razze di gatti o cani meno allergizzanti: “La differenza nelle manifestazioni allergiche provocate da diverse razze della stessa specie dipende da una molteplicità di fattori, tra cui la predisposizione individuale, la taglia e il sesso dell’animale e la maggiore o minore produzione di forfora”.
leggi anche
Primavera anticipata, arrivano le allergie: sintomi e cosa fare
Diagnosi
L’allergia agli animali domestici viene diagnosticata con due esami: il prick test e la ricerca di IgE specifiche. Il primo viene svolto contestualmente alla visita allergologica e prevede la posa sulla pelle di gocce di estratti con gli allergeni da testare, che provocano arrossamenti o gonfiori locali quando vi è un sospetto di allergia. La ricerca di IgE specifiche, invece, avviene tramite gli esami del sangue e può essere utile per convalidare il risultato del prick test.
Trattamento
Quanto al trattamento, per attenuare i sintomi vengono generalmente prescritti antistaminici da assumere per via orale, collirio e cortisonici in spray nasale. È consigliato, inoltre, avere particolare attenzione all’igiene dell’ambiente domestico, anche tramite l’attivazione di sistemi di purificazione dell’aria, oltre a limitare i contatti con l’animale che ha provocato l’allergia.
“Vi è poi la possibilità di effettuare l’immunoterapia allergene specifica, comunemente chiamata “vaccino”, che, per risultare effettiva, va proseguita per un tempo variabile, solitamente almeno tre anni. Si tratta di una terapia che mira all’allenamento del sistema immunitario a riconoscere l’allergene attraverso un’assunzione controllata e di dosi note dello stesso per via sublinguale, al termine della quale il paziente dovrebbe essere in grado di tollerare la presenza dell’allergene”, ha concluso il professore.