Paralisi di Bell, cos'è e quanto dura la malattia diagnosticata a Simone Cristicchi
Salute e BenessereSi tratta di una paresi che coinvolge metà visto ed è dovuta a un'infiammazione del nervo facciale. Per quanto possa inizialmente sembrare preoccupante, la condizione non è irreversibile e si risolve nell'arco di alcune settimane previo trattamento con cortisone
Dopo la notizia dell’annullamento di un concerto del suo tour estivo, il cantante Simone Cristicchi ha raccontato di avere la paralisi di Bell. Si tratta di una paresi facciale, una condizione che provoca debolezza o blocco improvviso dei muscoli di un lato del viso. Si verifica a causa di un'infiammazione o danno al nervo facciale, che controlla i muscoli facciali. La paralisi di Bell è comunque generalmente temporanea e molte persone guariscono completamente entro poche settimane o mesi.
Di cosa si tratta
Come spiega l’ospedale Niguarda sul suo sito, la paralisi di Bell è una condizione abbastanza frequente che consiste nell’insorgere improvviso (alcune volte anche solo nell’arco di mezz’ora) di una paralisi che blocca metà del viso. È facilmente riconoscibile perché il modo di manifestarsi è sempre il medesimo: l’angolo della bocca scende verso il basso, la fronte risulta distesa e la palpebra inferiore si rilassa al punto da rendere impossibile chiudere l’occhio. La parte del corpo colpita dalla paralisi di Bell è il nervo facciale che decorre in un punto piuttosto delicato dietro l'orecchio per poi innervare i muscoli del volto. È grazie a questo nervo che siamo in grado di controllare i movimenti della bocca, della fronte e degli occhi: se il nervo facciale si ispessisce, però, può subire una compressione nella zona di passaggio dietro l’orecchio che è particolarmente sottile. In questi casi la trasmissione dei segnali nervosi non avviene più correttamente e si manifestano i sintomi della paralisi di Bell.
Terapia e guarigione
L’ospedale Niguarda rassicura poi sulla terapia da seguire e sui tempi di guarigione. La paralisi di Bell infatti non è una condizione permanente; al contrario, si risolve gradualmente nell’arco di alcune settimane. Il primo consiglio è in ogni caso quello di rivolgersi a un neurologo per escludere altre possibili patologie. L’iter prevede poi una terapia a base di cortisone per trattare l’infiammazione che causa la compressione del nervo: il più delle volte l’infiammazione parte da disturbi comuni dell’orecchio, come un’otite o un colpo d’aria, o l’Herpes Zoster, il virus che causa il “fuoco di Sant’ Antonio”. Al cortisone si associano vitamine del gruppo B per aiutare la rigenerazione del nervo stesso. La guarigione va dai venti giorni ad un massimo di due mesi.