Diabete, che cos'è l'insulina settimanale e chi può utilizzarla?
Salute e Benessere ©Getty
L'Italia diventa il primo Paese in Europa a rendere disponibile (e rimborsabile) l'insulina settimanale, rivolta sia ai diabetici di tipo 1 che di tipo 2. Si tratta di un'insulina basale, che riduce le iniezioni annuali da 365 a 52, ma non elimina le dosi ai pasti per chi è insulino-dipendente. Ce ne parla Raffaella Buzzetti, presidente della Società Italiana Diabetologia: "Passo avanti significativo"
Una sola iniezione alla settimana invece di una al giorno. Una nuova “rivoluzione” nel trattamento del diabete che parte dall'Italia, diventando il primo Paese in Europa a rendere disponibile e rimborsabile l'insulina settimanale. Una novità destinata a semplificare la vita di oltre 1,3 milioni di italiani che già convivono con punture quotidiane, e una possibile svolta anche per chi dovrà iniziare la terapia nei prossimi anni. Ma è necessaria una precisazione fondamentale: non si tratta dell’insulina rapida, quella che le persone con diabete di tipo 1 (patologia di origine autoimmune) e parte dei pazienti con diabete di tipo 2 devono somministrarsi a ogni pasto, ma di quella basale, un tipo di insulina che richiede un’iniezione giornaliera – nella maggior parte dei casi serale - oltre alle altre (almeno) tre quotidiane. Le iniezioni annuali di basale diventano quindi 52 contro le 365 di prima.
L'insulina è un ormone necessario per la corretta assimilazione degli zuccheri. Nelle persone con diabete il corpo non riesce più a produrla o non ne produce a sufficienza, andando così a danneggiare cuore, reni, occhi e sistema nervoso. La somministrazione di insulina compensa la carenza ma il ritardo nell'avvio della terapia riguarda ancora un paziente su tre. Inoltre non tutti seguono con continuità le indicazioni riguardo alla posologia. Passare da 365 a 52 iniezioni l'anno favorisce la continuità nel seguire le terapie prescritte, e ha anche un effetto positivo sull'ambiente perché riduce anche la produzione di rifiuti sanitari. Dopo l'approvazione da parte dell'Agenzia Italiana del Farmaco, la terapia settimanale è disponibile già in molte regioni, spiega a Sky TG24 Raffaella Buzzetti, docente di Endocrinologia e presidente della Società italiana di diabetologia (Sid), a cui abbiamo chiesto di fare chiarezza su questa innovazione.
Dottoressa Buzzetti, questa novità riguarda sia pazienti che soffrono di diabete di tipi 1 che di diabete di tipo 2?
Sì, interessa entrambi i principali tipi di diabete, perché l’Aifa l’ha approvata sia per il tipo 1 che per il tipo 2. In primis i pazienti con diabete di tipo 1, quindi insulino-dipendenti, e poi la quota del 30% delle persone con diabete di tipo 2 che assume insulina (il 70% assume altre terapie).
Si tratta di un’insulina basale. Cosa significa?
Chi non produce insulina, come tutte le persone con diabete di tipo 1, deve effettuare almeno quattro somministrazioni di insulina al giorno: tre prima dei pasti per metabolizzare lo zucchero che si assume attraverso i carboidrati, e poi una generalmente serale che deve stabilizzare i livelli di glucosio nella notte e durante la giornata anche lontano dai pasti. Quella è l’insulina basale. Questa nuova insulina settimanale va quindi a sostituire l’insulina giornaliera basale, non quella ai pasti che resta necessaria. Si passa da 365 iniezioni basali all’anno a 52, quante sono appunto le settimane in un anno.

Approfondimento
Diabete di tipo 1, Ambrosini: "Abbiamo bisogno di una cura definitiva"

Le persone con diabete di tipo 1 in terapia multiniettiva si risparmieranno quindi 313 iniezioni annue, un numero significativo. Ma non le oltre mille di insulina rapida. Mentre i pazienti con diabete di tipo 2 che necessitano solo di insulina basale potranno farne solo una alla settimana e non ogni giorno. Si può parlare di rivoluzione?
Si tratta sicuramente di un passo in avanti significativo perché rende possibile una semplificazione della terapia, molto importante sia per i giovani con diabete di tipo 1 (che escono la sera e non devono più pensare a questa somministrazione), sia per le persone anziane che spesso devono essere aiutate per la somministrazione di insulina basale e che quindi ora non necessitano più di una persona di supporto tutti i giorni. O quelle sole che spesso dimenticano la dose. Questa innovazione consente quindi di pensare un po’ meno alla patologia, facilita l’aspetto psicologico dei pazienti. E migliora l’aderenza alle terapie.
In quale modo migliora l’aderenza alle terapie?
In altri studi è stato dimostrato che minori sono le somministrazioni di farmaci - sia sottocute sia orali - migliore è l’aderenza alla terapia: meno farmaci si prendono più è facile quindi che il soggetto li assuma. Per questo l’insulina settimanale rappresenta un passo avanti significativo nel miglioramento dell’aderenza alla terapia, importantissimo per prevenire le complicanze e favorire un buon controllo metabolico.
L’insulina settimanale è già disponibile?
Sì, lo è già in molte regioni italiane, come Lombardia, Lazio, Toscana e Puglia. È prescrivibile in tutta Italia ed è anche rimborsabile dal Sistema Sanitario Nazionale, quindi gratuita, ma per il momento solo in alcune regioni. In Italia purtroppo c’è una grande eterogeneità regionale e quindi la rimborsabilità è declinata dalle singole regioni. Per esempio ancora in Sicilia e Sardegna il farmaco non è ancora rimborsabile.
Nel campo del diabete, qual è la prossima innovazione a cui guardare?
Speriamo di trovare il modo di prevenire il diabete, dal momento che la legge 130 permetterà lo screening per identificare i soggetti a rischio e prevenirlo in futuro. Questo è il sogno di tutti.
Per i pazienti insulino-dipendenti invece?
Si stanno facendo passi in avanti giganteschi anche in termini di trapianto. L’obiettivo è riuscire a trovare terapie innovative, e alla portata di tutti, che consentano qualcosa di diverso dalla terapia insulinica oppure una somministrazione in siti più fisiologici. E siamo vicini al pancreas artificiale: manca un ultimo tratto in termini di ricerca, ma non siamo più così distanti.
