“È come se il corpo ti mangiasse la vita dall'interno”, il percorso di Lorenzo con un DCA

“Mi vedevo come un fiore morto in Primavera” scriveva qualche anno fa Lorenzo ricordando il periodo della malattia. Ancora oggi quelle sensazioni sono nitide nella sua mente. “Già da bambino avvertivo di essere diverso, mi sentivo sbagliato. Tutto è iniziato a 9 anni quando persi un parente e trovai conforto nel cibo, un meccanismo che si è rivelato presto un incubo. Sapevo di avere un problema ma non percepivo quanto fosse reale”. La percezione distorta della propria condizione era ancora più forte in assenza di un altro che da fuori potesse fare da specchio. Lorenzo si chiude sempre più in se stesso, accompagnato da un senso di incomprensione e assenza di occhi che potessero comprendere cosa stava accadendo. “Il contesto scolastico non mi aiutava. Qui mi sentivo spesso dire che ero troppo grasso per la mia età”. Gli anni passano e la situazione peggiora. “Verso i 16 anni ho iniziato ad avere una ossessione seria per calorie e grammi di ciò che ingerivo. Non lasciavo nessuno cucinare per me, non mi fidavo.Ricordo una volta in cui mia madre preparò il pranzo, le chiesi se avesse pesato la pasta. Al suo ‘Non ricordo’ presi il piatto e lo buttai nella spazzatura. Quel giorno mi guardai allo specchio, per la prima volta veramente, e mi dissi ‘Ho un problema’”. Un corpo che ti mangia da dentro Come spesso capita a chi ha un disturbo del comportamento alimentare , Lorenzo non ricevette subito la diagnosi. “Non riuscivo a confidarmi con uno psicologo e ho subito diversi traumi. Ricordo, in particolare, un consulente scolastico che mi giudicò quando gli dissi che la sera tendevo a mangiare il doppio. Per un ragazzo, dire di avere un disturbo alimentare è complesso perché nella società all’uomo non è permesso essere debole, provare emozioni. Dopo diversi tentativi, ho trovato la persona giusta con cui aprirmi. Ricordo quando mi disse ‘Pensi di non avere un problema eppure se qui a parlarne. Stiamo affrontando il problema adesso’. Provai sollievo ma anche rabbia dopo aver saputo che non ero l’unico, pensai alle persone come me ma che non conoscevo e con cui non avevo avuto modo di confrontarmi”. Lorenzo inizia un graduale percorso per prendere coscienza del problema e capire come affrontarlo. “Quando sei dentro a un disturbo alimentare è come se il tuo corpo ti mangiasse la vita dall’interno”. Imparare a “convivere” con un disturbo alimentare “Non dissi a nessuno ciò che stavo passando, solo la mia migliore amica ne era a conoscenza. È stata lei la prima a starmi vicino, a dirmi che era normale non sentirmi al mio posto e che era okay avere un problema. Il percorso non è stato facile, ho avuto diverse ricadute. Cercavo di gestire ogni situazione di crisi rifugiandomi nel cibo”. Grazie a diversi professionisti che hanno fornito supporto psicologico e nutrizionale, Lorenzo è guarito. “La verità è che non si “esce” da un disturbo alimentare, si impara a conviverci lungo la strada. Nei giorni in cui mi sento giù, non lascio questa parte prendere il sopravvento su di me”. Oggi Lorenzo ha lasciato la sua vecchia vita con uno zaino in spalla e sta realizzando il suo sogno di girare il mondo. “Se non mi fossi reso conto di avere un problema non avrei fatto tutte le cose che ho fatto in questi anni. Oggi ho una relazione sana con il cibo, mi guardo allo specchio e vedo un corpo che ne è uscito vivo”. A chi sta affrontando un disturbo alimentare vorrebbe dire di non sentirsi solo. “Non è l’unico, è normale vedere nero, accettarlo è il primo passo per uscire dal tunnel. Non esiste un corpo perfetto. È la nostra società che ci ha imposto un canone che non esiste. Raggiungi la perfezione quando ti senti vivo, è in quel momento che ti senti anche bello”. Lo stereotipo del corpo possente I DCA sono stati per molto tempo considerati malattie psichiatriche prettamente femminili. Per questo, molti ragazzi non hanno mai ricevuto una diagnosi, nonostante anche la loro salute mentale sia stata sempre messa a rischio da standard e ideali di bellezza irraggiungibili. “Ai ragazzi viene inculcata la narrazione di un corpo muscoloso e possente” commenta l’antropologa Giulia Paganelli. “È vero che tendiamo più a osservare e criticare il corpo femminile, esercitando su questo pressioni alla luce del sole; ma anche i maschi subiscono stereotipi, solo che ne parliamo sottovoce. Ci sono poi diverse componenti che possono portare a una mancata diagnosi. Sappiamo che i DCA nei maschi sono spesso sottovalutati e i ragazzi sono meno inclini a rivolgersi a uno specialista delle ragazze. Il secondo step riguarda gli operatori, sono tutti formati per riconoscere il disturbo? Infine, il giovane non sempre è in grado di riconoscere di avere un problema. In un sistema patriarcale in cui il potere è associato a una caratteristica maschile, un ragazzo potrebbe restare confuso: gli hanno sempre insegnato che la sua volontà di potenza è positiva. Nel momento in cui la esercita per avere il controllo sul suo corpo, diventa negativa?”. Secondo l’Associazione Americana degli Psicologi , circa un terzo delle diagnosi di disturbi alimentari riguarda ragazzi e uomini. “In Italia l’incidenza della componente maschile, per quanto riguarda l’Anoressia nervosa, è dello 02,8 % sui casi totali, nel caso della Bulimia siamo tra l’1 e il 5%. Pesa molto lo stigma sociale sul percorso di terapia, è probabile che i dati che abbiamo siano sottostimati” afferma il biologo nutrizionista Alessandro Finotto, che segue da anni percorsi di cura con persone affette da DCA. I maschi sono colpiti soprattutto da Disturbi dell’alimentazione non specificati, in cui rientrano caratteristiche che non possono essere associate alle categorie classiche di DCA. Un caso particolare è l’AFID : chi ne è colpito mangia una gamma molto ristretta di cibi. Il disturbo può manifestarsi a tutte le età, ma è più frequente nell’infanzia e nell’adolescenza, e riguarda per il 60% i maschi e per il 40% le femmine. Comune nei ragazzi è anche la dismorfia muscolare o Vigoressia, caratterizzata dall’ossessione per la massa muscolare e dall’allenamento compulsivo. Secondo l’APA, le mancate diagnosi nei ragazzi dipendono spesso da strumenti diagnostici ancora più adatti alle donne o anche dal fatto che i comportamenti alimentari disordinati nei maschi possono essere diversi, includendo eccessiva assunzione di proteine, allenamento compulsivo e uso di steroidi. I disturbi alimentari nei giovani, come riconoscerli e dove chiedere aiuto I disturbi del comportamento alimentare sono patologie psichiatriche complesse. Il cibo non è il centro della malattia ma l’esternazione di un disagio più profondo e stratificato nella psiche. Guarire è possibile se ci si affida a un percorso di cure che prevede esperti di diverso tipo, in grado di accompagnare a un sostego psicologico anche un piano nutrizionale per ristabilire un equilibrato rapporto con il cibo. In Italia esistono 150 centri di cura sparsi sul territorio, anche se spesso in modo diseguale, come mostra la mappa pubblicata da Sky Tg24 per la Giornata del Fiocchetto Lilla. Chiedere aiuto è possibile anche attraverso un numero verde nazionale, lo 800180969, servizio anonimo e gratuito. Nel tempo, il numero di persone che ha ricevuto una diagnosi di disturbo alimentare è aumentata. “Nei primi anni 2000 le persone che soffrivano di disturbi dell’alimentazione in Italia erano circa 300 mila, oggi sono oltre 3 milioni. Un fenomeno in aumento soprattutto tra gli adolescenti, per i quali le diagnosi correlate ai disturbi dell'alimentazione e della nutrizione rappresentano in Italia la seconda causa di morte dopo gli incidenti stradali” commenta la psichiatra Laura Dalla Ragione. Secondo l’Unità operativa semplice di Anoressia e disturbi alimentari dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma, le nuove diagnosi sono aumentate del 64%, con una crescita di casi tra i più giovani con meno di 10 anni e tra gli 11 e i 13 anni. Allo stesso tempo, la lista delle nuove declinazioni che assumono i DCA si allunga sempre di più.

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