Mutilazioni genitali femminili, una nuova vita grazie alla deinfibulazione rigenerativa

Una pratica violenta e brutale, ma sommersa. Nel mondo sono circa 200 milioni le donne e le bambine che hanno subito mutilazioni genitali femminili. Di queste, 44 milioni hanno meno di 14 anni. Una violazione dei diritti umani che porta gravi rischi per la salute, e che riguarda anche il nostro Paese: in Italia le subiscono 80 mila donne, tra cui 7 mila minori. Ma la maggior parte degli operatori sanitari italiani, il 60%, considera inadeguata la propria formazione sul tema, e cade in errori e luoghi comuni, come quello secondo cui la pratica viene effettuata per motivi religiosi. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità sono infatti almeno cinque i luoghi comuni da sfatare ancora oggi sulle mutilazioni genitali femminili: "Sono una pratica musulmana o una pratica religiosa", "alcune forme sono meno gravi", "sono praticate solo da persone scarsamente istruite, socialmente svantaggiate o in contesti rurali", "sono una questione africana" e "praticarle in ospedale riduce i rischi". Stella, mediatrice culturale che promuove empowerment contro le MGF Stella Okungbowa ha 54 anni, è nigeriana e vive in Italia da 31 anni. Mediatrice culturale, dal 2016 lavora con ActionAid e oggi è community trainer per la comunità nigeriana nel progetto CHAIN, che combatte e previene le mutilazioni genitali femminili e i matrimoni precoci e forzati. “Me ne sono andata dalla Nigeria dopo una storia d’amore finita, in un momento in cui non stavo bene. E ho scelto l’Italia per ricominciare”, racconta a Sky Tg24 Insider mentre si trova a Bruxelles per un evento di formazione qualche giorno prima della Giornata mondiale contro le mutilazioni genitali femminili, il 6 febbraio. Stella, che ha tre figli e vive a Milano, spiega che le MGF vengono praticate per ragioni prettamente culturali, legate a tradizioni antiche. “Sono così radicate in molti Paesi come il mio, che contrastarle è difficilissimo: per farlo il primo passo è capire che cosa sono, e rendersi conto che si tratta di una violenza devastante”. Le ragioni per cui vengono inflitte alle bambine, racconta, sono principalmente tre: il primo aspetto riguarda l’onore della famiglia, per far arrivare le ragazze vergini al matrimonio. Secondo la tradizione le mutilazioni hanno anche un valore estetico e igienico. Ma soprattutto servono per controllare i corpi delle donne, domando il loro desiderio sessuale al di fuori del matrimonio. Nonostante Stella sia nata e cresciuta in Nigeria, spiega che la pratica è talmente sommersa in Paesi africani come quello da cui proviene che non aveva mai sentito parlare di MGF prima del 2009, quando partecipò a un progetto dedicato all’università di Milano. “Facendo quel training capii per la prima volta che il corpo di una donna è una creazione di Dio, e deve rimanere integro. Nessuna parte deve esserne violata. Le MGF, invece, sono pratiche atroci”. Soprattutto perché vengono sulle bambine neonate, ad appena otto giorni dalla nascita. “Il corpo viene mutilato a pochi giorni di vita. Ed è crudele, perché dolorosissimo: si subiscono senza alcun tipo di anestesia”. Oggi Stella, insieme ad ActionAid, si occupa di empowerment per sostenere e informare donne che come lei vengono da Paesi in cui le MGF sono una realtà: “Le abbiamo subite nei nostri Paesi di provenienza, ma qui abbiamo gli strumenti per difendere il nostro corpo e soprattutto quello delle nostre bambine”, sottolinea. “Purtroppo questa pratica è sostenuta dalle stesse donne. Io insegno loro a riconoscerne la brutalità e a resistere alle pressioni dalle loro famiglie d’origine”. Ma oltre a rendere consapevoli le donne, sottolinea, vanno coinvolti e informati anche i maschi: i mariti e i padri. “Tutti gli uomini, insieme a noi, devono conoscere questa pratica, e contrastarla. Per il benessere delle loro figlie”. La “deinfibulazione rigenerativa”, una speranza concreta per le vittime di MGF E per contrastare le MGF, oltre all’informazione, negli ultimi anni è intervenuta anche la chirurgia plastica. La SICPRE - Società Italiana di Chirurgia Plastica Ricostruttiva-rigenerativa ed Estetica – è infatti impegnata dal 2019 sui piani sociale e scientifico su questo fronte. Con tre obiettivi: sensibilizzare, informare e ricostruire. La nuova strada si chiama “deinfibulazione rigenerativa”. La chirurgia plastica mette in campo per le pazienti che hanno subito MGF un ampio ventaglio di tecniche ricostruttive e rigenerative, “con lo scopo di ridare elasticità e vitalità ai tessuti, riducendo gli esiti cicatriziali causati dalla mutilazione, e - per quanto possibile – ripristinando forma e funzione delle parti alterate”, spiega Massimiliano Brambilla, chirurgo plastico dei genitali all’Ospedale San Giuseppe Multimedica di Milano e presidente del V Summit sulle Mutilazioni genitali femminili della SICPRE. Tra queste tecniche, spiega, “ci sono le “Z” plastiche e il trasferimento di grasso autologo, il lipofilling, che sfrutta il potere rigenerativo delle cellule staminali adulte presenti nel nostro grasso. Con “deinfibulazione rigenerativa” si intende quindi non il semplice “aprire”, ma il ripristino, almeno parziale, delle piccole e grandi labbra e della dimensione fisiologia dell'introito vaginale”. Una speranza concreta per le pazienti che vogliono vivere riappropriandosi del proprio corpo. Professore, quali tipi di mutilazioni genitali esistono? Quando si asporta il clitoride si parla di mutilazione di grado 1; quando oltre a questo si riducono o eliminano le piccole labbra ci troviamo di fronte a una mutilazione di grado 2; quando si aggiunge il restringimento dell'introito vaginale, la cosiddetta infibulazione, è stata praticata una mutilazione di grado 3 e 4, a seconda dell’estensione della sutura di chiusura. Quali sono i rischi dal punto di vista medico e le conseguenze che sono costrette ad affrontare le donne che hanno subito MGF? Le conseguenze vanno dalla difficoltà e dolore durante i rapporti sessuali, all'impossibilità di partorire naturalmente; dalle frequenti infezioni alla difficoltà di compiere alcuni movimenti. Ci possono poi essere limitazioni urologiche, quali la minzione “a goccia a goccia”, che chiaramente ne prolunga a dismisura la durata. È la conseguenza di esiti cicatriziali che hanno alterato l'uretra. Gli interventi di chirurgia rigenerativa sono a carico del Servizio Sanitario Nazionale? Sì, questo tipo di interventi volti a ripristinare la normalità dei genitali dopo mutilazioni sono a carico del SSN, in quanto interventi ricostruttivi. Il chirurgo plastico è lo specialista della medicina e chirurgia rigenerativa, quindi la figura più indicata per affrontare questo tipo di interventi. In Italia oggi ci sono abbastanza medici specializzati? Sicuramente no, non ci sono molti professionisti specializzati nel trattamento delle mutilazioni genitali femminili, ma purtroppo è altrettanto vero che sono ancora poche, molto poche le vittime che scelgono di farsi ricostruire. Anche per questo la Società Italiana di Chirurgia Plastica Ricostruttiva-rigenerativa ed Estetica ogni anno organizza il Summit itinerante sulle MGF, per sensibilizzare e informare la società civile e per raggiungere quante più vittime possibile. Esistono centri specializzati? Non ancora, ma come SICPRE stiamo lavorando per costituire sul territorio almeno tre centri multidisciplinari specializzati nella cura e trattamento di queste pazienti, in modo da garantire il più alto standard di cure, con mediatori culturali, ginecologi, urologi, psicologi e ovviamente chirurghi plastici. Le pazienti che incontrate ripongono fiducia in questo tipo di possibilità? Spesso le pazienti arrivano da noi grazie al passaparola, mandate da altre donne della stessa comunità, oppure dalle associazioni presenti sul territorio. Quindi tendenzialmente sono già al corrente delle procedure e dei risultati che è possibile ottenere, anche se ovviamente ogni caso è a sé e in quanto tale viene affrontato, innanzitutto ascoltando i problemi e le esigenze della donna. Come può cambiare la vita di una donna che si è sottoposta a questo tipo di chirurgia? Il cambio della loro vita può essere notevole e tutto in positivo, con maggiore comfort nella vita sessuale, minore possibilità di contrarre infezioni e di conseguenza maggior benessere psicologico.

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