Lo smartphone etico esiste: si smonta e si ripara

In un mercato dominato da colossi e da smartphone a ben vedere sempre più simili tra loro, aggiornati ogni anno o con gamme di modelli sterminate e prodotti spesso difficili da riparare, Fairphone continua a percorrere una strada in direzione ostinata e contraria. Lontana dalle logiche del consumismo rapido, l’azienda olandese ha appena lanciato – a due anni dal precedente modello - il nuovo Fairphone 6, il modello più avanzato e coerente mai prodotto dalla casa. Uno smartphone modulare, riparabile, sostenibile e aggiornabile fino al 2033, pensato per durare e per ridurre l’impatto ambientale del nostro rapporto con la tecnologia. Il telefono che si smonta a mano Il Fairphone 6 sfoggia una scocca posteriore intercambiabile in due parti, progettata per favorire personalizzazione e riparabilità. Il display è un P-OLED da 6,31 pollici, protetto da vetro Gorilla Glass 7i, con una luminosità di picco che arriva a 1.200 nit, e una risoluzione Full HD+. Nel suo cuore batte un processore Qualcomm Snapdragon 7s Gen 3, supportato da 8 GB di memoria RAM e 256 di memoria interna, espandibile con schede microSD fino a 2 terabyte. La batteria da 4.415 mAh può essere rimossa e sostituita dall’utente in pochi passaggi, semplicemente svitando il modulo posteriore con un cacciavite standard. Stessa cosa vale per i moduli fotocamera , il modulo USB-C, il display, l’altoparlante e altri componenti. In totale sono 12 le parti sostituibili in vendita sullo store ufficiale. Nessuna colla, nessun incastro irreversibile, nessun rischio di combinare pasticci. Solo viti riutilizzabili, trasparenza e libertà. L’Indice di riparabilità nella neonata etichetta energetica europea gli assegna un punteggio di 4.77, a lunga distanza dagli altri. Ma certo rinunciare a colle e altre soluzioni di isolamento limita la certificazione ad acqua e polvere al livello IP55. Modularità anche negli accessori Per la prima volta Fairphone propone accessori intercambiabili come cover posteriori personalizzabili, supporti per carte di pagamento, anelli per dita o laccetti da polso, pensati per combinarsi in modo pratico e creativo col telefono. Le scocche sono disponibili in tre colori – nero, verde acqua e bianco – e possono essere cambiate separatamente, rendendo il dispositivo non solo riparabile ma anche “rinnovabile” esteticamente. Android libero Fairphone 6 viene distribuito in due versioni software: una con Android 13 standard, l’altra con /e/OS, un sistema operativo open source che garantisce un’esperienza completamente priva di Google, pensata per chi tiene particolarmente alla privacy e non vuole il benché minimo rapporto con un colosso del tech. Oppure intende servirsi solo di alcune app e non di tutti i servizi . Tutte e due riceveranno aggiornamenti di sicurezza garantiti per almeno 8 anni, fino al 2033, e sono compatibili con le reti 5G, il Wi-Fi 6. Hanno doppia SIM. Una novità interessante è la modalità “Fairphone Moments”, un’interfaccia ridotta all’essenziale che consente di limitare le distrazioni digitali, promuovendo un uso consapevole del telefono. E marciando anche in questo senso a favore di una disintossicazione dal dispositivo. Un’azienda minuscola, un’idea gigantesca Fairphone nasce nel 2013 ad Amsterdam, come progetto per denunciare lo sfruttamento delle risorse nei paesi produttori di componenti elettronici: dal cobalto ai materiali preziosi, infatti, i dispositivi che portiamo in tasca e in casa sono spesso tutt’altro che etici nelle loro supply chain. Oggi è una B Corp certificata, che produce dispositivi con materiali tracciabili, riciclati o equosolidali. A seconda dei componenti il gruppo adopera oro Fairtrade, litio Irma, terre rare con elementi riciclati pre-consumo 100%, stagno e tungsteno estratti da miniere non legate a conflitti armati, lega di acciaio e nickel riciclata all'80%, argento a sostegno delle miniere artigianali certificate Fairmined, plastica riciclata e alluminio da filiera responsabile e molti altri materiali con percorsi il più tracciabili possibile. La filiera produttiva coinvolge operai cinesi a cui viene garantito un salario dignitoso, assistenza sanitaria e condizioni di lavoro trasparenti. Nel 2024 Fairphone ha venduto circa 225mila dispositivi in tutta Europa e soprattutto in Germania, suo mercato di riferimento: numeri piccoli rispetto a giganti come Apple, Xiaomi o Samsung ma che dimostrano almeno una fiammella d’attenzione e in fondo la presenza di una domanda di tecnologia sostenibile. RAEE: il problema che nessuno vuole vedere L’approccio di Fairphone diventa ancora più rilevante se inserito nel quadro del crescente problema dei Raee, i rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche. Secondo il Global E-Waste Monitor delle Nazioni Unite, nel 2022 nel mondo sono stati generati 62 milioni di tonnellate di RAEE, ma solo il 22% è stato correttamente raccolto e riciclato. Il resto è stato smaltito in modi sbagliati se non criminali, con gravi rischi ambientali e sanitari. In Europa, nel solo 2021, sono state immesse sul mercato 13,5 milioni di tonnellate di apparecchiature elettroniche. Di queste, circa 4,9 milioni di tonnellate sono state raccolte per il riciclo, pari a 11 chilogrammi per abitante. L’Italia, secondo il rapporto del Centro di Coordinamento Raee, ha trattato nel 2023 oltre 510mila tonnellate di rifiuti elettronici ma come altri mercati resta lontana dagli obiettivi europei di raccolta fissati al 65% del totale immesso sul mercato. Il 2024 ha mostrato tuttavia segnali positivi: le tonnellate raccolte in Italia sono salite a 540.854, con un incremento del 5,9%. Anche se il tasso di raccolta effettiva è ancora sotto al 30%. Oro e terre rare: cosa c’è dentro un vecchio smartphone Un solo smartphone può contenere fino a 70 diversi elementi chimici, inclusi metalli preziosi come oro, argento, rame e palladio ma anche le celebri terre rare fondamentali per le tecnologie moderne. Il recupero corretto di questi materiali non solo evita danni ambientali ma permette di ridurre la dipendenza dalle miniere, con vantaggi economici e geopolitici. Il problema è che solo una frazione minima dei dispositivi viene smontata e riciclata correttamente. Il resto finisce nei rifiuti indifferenziati o peggio viene esportato illegalmente nei paesi in via di sviluppo, dove viene bruciato o disassemblato in condizioni pericolose. L’immensa discarica di Agbogbloshie alla periferia di Accra, in Ghana, ne è un terribile esempio. Un modello da seguire Il Fairphone 6 non è perfetto: non ha le prestazioni di un top di gamma, non compete in estetica con gli smartphone premium, se lo compreranno in pochi e costa comunque 599 euro, un prezzo che riflette il costo reale della sostenibilità e di filiere che lasciano poco spazio agli indipendenti. Ma è trasparente, aggiornabile, accessibile nel tempo e costruito per durare. Ed è, soprattutto, un modello davvero alternativo, che dimostra come la tecnologia possa essere progettata per rispettare l’ambiente e le persone, e non solo per alimentare il ciclo della sostituzione perpetua. In un’epoca in cui l’obsolescenza è programmata e la sostenibilità spesso vive solo nel marketing, il Fairphone 6 è un esperimento possibile, una strada fragile ma tracciata di coerenza industriale e visione ecologica. Non salverà il mondo da solo ma è una prova concreta che un altro modo di fare tecnologia è a disposizione.

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