"L'anno scorso – ha spiegato il direttore generale Ghebreyesus - sono stati segnalati 66 casi di influenza aviaria nell'uomo negli Stati Uniti, più 10 dalla Cambogia, 2 dal Vietnam e uno ciascuno da Australia, Canada e Cina". In Italia, 11 focolai in allevamenti all'inizio dell'anno. Oms e Ema avvertono: la trasmissione nell'uomo è rara ma il tasso di mortalità alto
Resta alta l’attenzione sull’influenza aviaria, forma virale che conosciamo da anni e che l’anno scorso ha fatto registrare il numero più alto di casi nell’uomo dal 2015. A fare il punto della situazione, giovedì 16 gennaio, il direttore generale dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), Tedros Adhanom Ghebreyesus, durante il consueto briefing con la stampa. "L'anno scorso – ha spiegato - sono stati segnalati 66 casi di influenza aviaria H5 negli Stati Uniti, più 10 dalla Cambogia, 2 dal Vietnam e uno ciascuno da Australia, Canada e Cina", per un totale di 81 a livello globale: il numero "più alto di casi umani segnalati dal 2015". E nel 2025, secondo l'Oms, sono già arrivate le prime segnalazioni, “finora di 2 casi, tra cui un decesso negli Stati Uniti e un decesso in Cambogia. Quasi tutti questi casi sono associati a bovini da latte o pollame infetti".
I focolai negli allevamenti italiani
Per quanto riguarda l’Italia, non si registrano al momento casi di trasmissione all’uomo ma, secondo i dati di Confagricoltura Veneto, “dal 26 dicembre 2024 al 4 gennaio 2025 sono stati accertati 11 focolai tra le province di Mantova e di Verona, spesso correlati dal punto di vista epidemiologico. Gli ultimi quattro focolai, accertati fra il 3 e il 4 gennaio nel Veronese, hanno interessato due allevamenti di tacchini, uno di polli e uno di ovaiole”.
L'Oms: "Rafforzare sorveglianza nelle aziende agricole"
Il virus H5N1, all’origine dell’influenza aviaria è, secondo Ghebreyesus, "particolarmente preoccupante", “perché da quando sono stati segnalati i primi casi umani nel 2003, ha ucciso quasi la metà di coloro che ha colpito”. “Fortunatamente- però - l'H5N1 non ha ancora sviluppato la capacità di trasmettersi facilmente tra gli esseri umani. Ma potrebbe essere solo questione di tempo. Ogni trasmissione da un animale all'altro, o a un essere umano, è un'opportunità per il virus di mutare o di mescolarsi con altri virus influenzali. È quindi fondamentale che non gli venga consentito di diffondersi incontrollato negli animali". L'Oms, ha aggiunto il Dg, "sta lavorando a stretto contatto con l'Organizzazione mondiale per la salute animale (Woah) e la Fao in un'ottica 'One Health' per gestire la minaccia H5 a livello globale. Invitiamo tutti i Paesi a rafforzare la biosicurezza nelle aziende agricole, i test e la sorveglianza e a fornire dispositivi di protezione individuale ai lavoratori agricoli che potrebbero essere a rischio. Invitiamo inoltre tutti i paesi con focolai di H5 tra gli animali a condividere campioni e sequenze virali con il Global Influenza Surveillance and Response System (Gisrs) dell'Oms" ha concluso Ghebreyesus.
L'Ema: "Trasmissione umana rara ma alto tasso di mortalità"
Anche l'Agenzia europea del farmaco (Ema) nel primo briefing dell’anno con la stampa fa sapere di "monitorare costantemente la situazione globale sul rischio di focolai", "insieme all'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e al Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc)". "Credo che siamo ben preparati contro questa possibile pandemia di influenza aviaria - ha spiegato Steffen Thirstrup, Chief Medical Officer dell'Agenzia europea del farmaco Ema - perché abbiamo diversi vaccini già approvati che possono fornire una copertura generale contro l'influenza aviaria, e abbiamo anche vaccini che possono essere adattati in una situazione di emergenza per rispondere al ceppo specifico di una potenziale pandemia. Tutti questi vaccini possono essere utilizzati negli adulti e nei bambini". Monitorare, ha concluso, "è importante perché il virus sta costantemente mutando e, sebbene la trasmissione umana del virus H5 sia rara, finora sembra che questi casi abbiano avuto un alto tasso di mortalità".
