Sanità, rapporto Gimbe sul Ssn: "4,5 milioni di italiani rinunciano a cure"

Salute e Benessere

Si tratta dello studio pubblicato periodicamente sulle condizioni e i problemi della sanità in Italia. Secondo il presidente della fondazione, che ha presentato oggi il report al Senato, "la vera emergenza dell’Italia è il servizio sanitario nazionale". Migrazione sanitaria, tempi di attesa lunghissimi e disagi quotidiani tra le ragioni delle rinunce 

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"Dati, narrative e sondaggi di popolazione dimostrano che oggi la vera emergenza del Paese è il Servizio sanitario nazionale". Lo ha detto il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, che oggi ha presentato il settimo Rapporto sul Servizio sanitario nazionale al Senato. Sono 4,5 milioni, secondo lo studio, le persone che nel 2023 hanno rinunciato alle cure e 2,5 milioni di loro hanno addotto motivi economici. Il report registra anche la grave crisi del personale, la frattura Nord-Sud, il boom della spesa delle famiglie.

"Snn al punto di non ritorno"

Lo studio rappresenta uno spaccato di analisi sulle condizioni e i problemi della sanità in Italia. Secondo gli autori, la migrazione sanitaria, i tempi d'attesa e i pronto soccorso affollati "dimostrano che la tenuta del Ssn è prossima al punto di non ritorno, che i princìpi fondanti di universalismo, equità e uguaglianza sono stati ormai traditi e che si sta lentamente sgretolando il diritto costituzionale alla tutela della salute - ha detto Cartabellotta - in particolare per le fasce socio-economiche più deboli, gli anziani e i fragili, chi vive nel Mezzogiorno e nelle aree interne e disagiate".

Divario della spesa sanitaria pubblica pro-capite rispetto ai Paesi Ocse

Secondo il rapporto, infatti l’Italia registra "un divario della spesa sanitaria pubblica pro capite di 889 euro rispetto alla media dei Paesi Ocse membri dell’Unione europea, con un gap complessivo che sfiora i 52,4 miliardi. 

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"Definanziamento cronico"

Il rapporto parla di un "definanziamento cronico" e di una "grave crisi di sostenibilità". Il "definanziamento attuato negli ultimi 15 anni da tutti i governi, che hanno sempre visto nella spesa sanitaria un costo da tagliare ripetutamente e non una priorità su cui investire in maniera costante" è una delle cause principali dell'attuale stato di salute della sanità pubblica. Il direttore della Fondazione Gimbe ha accusato i governi di aver ridotto "il perimetro della tutela pubblica per aumentare i sussidi individuali, con l’obiettivo di mantenere il consenso elettorale, ignorando deliberatamente che qualche decina di euro in più in busta paga non compensano certo le centinaia di euro da sborsare per un accertamento diagnostico o una visita specialistica".

Aumentato di 28,4 mld di euro il fabbisogno sanitario nazionale

Il fabbisogno sanitario nazionale (Fsn) "dal 2010 al 2024 è aumentato complessivamente di 28,4 miliardi di euro, in media 2 miliardi per anno, ma con trend molto diversi". Come spiegano gli autori del rapporto, nel periodo pre-pandemico (2010-2019) alla sanità pubblica sono stati sottratti oltre 37 miliardi tra tagli per il risanamento della finanza pubblica e minori risorse assegnate rispetto ai livelli programmati. Successivamente, negli anni 2020-2022, il Fsn è aumentato di 11,6 miliardi: si tratta di una cifra che però è stata interamente assorbita dai costi della pandemia Covid-19, che non ha permesso un rafforzamento strutturale del Ssn né consentito alle Regioni di mantenere in ordine i bilanci. Negli ultimi anni, 2023 e 2024 Fsn è aumentato di 8.653 milioni: tuttavia, nel 2023 1.400 milioni sono stati assorbiti dalla copertura dei maggiori costi energetici e dal 2024 oltre 2.400 milioni sono destinati ai rinnovi contrattuali del personale.

Le stime per il futuro

"Le previsioni per il prossimo futuro non lasciano intravedere alcun rilancio del finanziamento pubblico per la sanità - evidenzia il report - infatti, secondo il Piano strutturale di Bilancio deliberato lo scorso 27 settembre in Consiglio dei Ministri, il rapporto spesa sanitaria/Pil si riduce dal 6,3% nel 2024-2025 al 6,2% nel 2026-2027. A fronte di una crescita media annua del Pil nominale del 2,8%, nel triennio 2025-2027 il Piano strutturale di Bilancio stima una crescita media della spesa sanitaria del 2,3% annuo". "Questi dati – spiega Cartabellotta – confermano il continuo e progressivo definanziamento del Ssn che non tiene conto dell’emergenza sanità e prosegue ostinatamente nella stessa direzione dei Governi precedenti".

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