Covid, cresce la sottovariante Xec: dai sintomi al vaccino, cosa c'è da sapere

Salute e Benessere
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Introduzione

Segnalata per la prima volta lo scorso giugno a Berlino, la sottovariante Xec del coronavirus (un ibrido tra altre due "colleghe" targate Omicron) si sta diffondendo sempre più rapidamente a causa della sua alta trasmissibilità. Un esempio è quanto sta avvenendo in Veneto, dove a fine settembre i contagi sono cresciuti (e non di poco) proprio a causa, secondo gli esperti, di Xec.

 

I sintomi di questa nuova sottovariante sono simili a quelli che conosciamo: febbre, dolori muscolari, stanchezza, tosse, mal di gola. Non sembra, dunque, che Xec porti di per sé a una malattia grave, fermo restando la pericolosità del virus per le fasce più deboli. Preoccupa invece la sua rapida trasmissione, specie negli Stati Uniti. L'arma a disposizione, ricordano gli esperti, è il vaccino, adatto a prevenire le forme più gravi di Covid.

Quello che devi sapere

La nuova sottovariante

  • Negli Stati Uniti si sta diffondendo una nuova sottavariante del coronavirus. Altamente trasmissibile, secondo gli esperti potrebbe diventare il ceppo dominante nel periodo invernale alle porte. Si tratta di Xec, con cui l'Italia ha già fatto conoscenza quantomeno dallo scorso luglio, mese in cui è stata "segnalata" per la prima volta. Attualmente presente in molti Paesi, dà sintomi simili a quelli delle altre varianti

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Il bollettino del ministero

  • Procediamo con ordine, partendo dalla situazione Covid in Italia. Nell'ultima settimana sono saliti i casi di coronavirus nel nostro Paese: in 7 giorni ne sono stati registrati 13.073, rispetto agli 11.164 del periodo precedente. In aumento i tamponi, 95.017, rispetto agli 85.030 di 7 giorni fa. Diminuiscono invece i decessi, pari a 85 (erano 112 una settimana fa). Il tasso di positività cresce al 13,8% (prima era al 13,1%). Questa la fotografia più aggiornata sullo stato del Covid in Italia "scattata" dal consueto bollettino settimanale del ministero della Salute

I dati della sorveglianza Iss

  • I dati della sorveglianza integrata dell'Iss (Istituto superiore di Sanità) relativi al periodo 23-29 settembre mostrano un'incidenza di 21 casi per 100.000 abitanti, in aumento rispetto alla settimana precedente (16-22 settembre) pari a 16. L'incidenza settimanale (23-29 settembre) risulta in lieve aumento nella maggior parte delle Regioni rispetto al periodo precedente. L'incidenza più elevata è stata riportata in Veneto (41,3 casi per 100.000 abitanti), e la più bassa in Calabria, in cui non sono stati riportati casi nella settimana di osservazione

Colpite le fasce di età più alte

  • I dati delle ultime due settimane, spiega l'Iss, possono variare in quanto soggette a consolidamento. L'indice di trasmissibilità (Rt) calcolato con dati aggiornati al 2 ottobre e basato sui casi con ricovero ospedaliero, è al momento 1,20 e in lieve aumento rispetto all'ultima rilevazione (0,90). I tassi di ospedalizzazione e mortalità sono più elevati nelle fasce di età più alte. Ecco un breve spaccato: il tasso di ospedalizzazione nella fascia 80-89 anni è 75 per milione di abitanti, mentre nella fascia over 90 abitanti è 143 per milione di abitanti. Il tasso di ricovero in terapia intensiva nelle fasce 70-79 e 80-89 anni è pari rispettivamente a 1 e 2 per milione di abitanti. Il tasso di mortalità, invece, nelle fasce 80-89 anni e maggiore di 90 anni è pari rispettivamente a 5 e 21 per milione di abitanti. Le fasce di età che registrano il più alto tasso di incidenza settimanale sono le medesime fin qui citate: 80-89 anni e più di 90 anni

Non solo JN.1

  • L'incidenza settimanale è stabile nella maggior parte delle fasce d'età. L'età mediana alla diagnosi è di 60 anni, stabile rispetto all'ultima rilevazione. La percentuale di reinfezioni è il 49% circa: un valore anch'esso stabile. I dati preliminari dell'Iss relativi al mese di settembre 2024 (e aggiornati al giorno 29 del mese in questione) evidenziano la co-circolazione di differenti sottovarianti di JN.1 già oggetto di attenzione a livello internazionale, con una predominanza di KP.3.1.1. Ma attenzione: come scrive nero su bianco l'Istituto superiore di Sanità, è in crescita la proporzione di sequenziamenti attribuibili al lignaggio ricombinante Xec

Picco di contagi in Veneto

  • Per capire i possibili effetti di Xec dobbiamo cominciare dal Veneto. Già a fine settembre, la stampa segnalava come la Regione settentrionale fosse quella con l’incidenza più alta, "con quattro decessi accertati e dieci ricoveri in terapia intensiva in 7 giorni" (dati al 27 settembre). In quel periodo, segnalavano sempre i giornali, il Veneto ha conosciuto un "aumento preoccupante dei contagi". I nuovi casi in quei giorni (17-24 settembre) sono stati 1.706, di cui 964 donne e 742 uomini. La maggior parte aveva tra i 45 e i 64 anni. L'incidenza dei tamponi positivi aveva poi raggiunto i 35 ogni 100mila abitanti, mentre la settimana precedente ammontavano a 24. La media nazionale è ferma a 16: per questo il Veneto, secondo gli esperti, si è attestata come la Regione più colpita dalla sottovariante Xec

I sintomi di Xec

  • Dunque, come dimostra il caso del Veneto, Xec fa aumentare i contagi a causa della sua alta trasmissibilità. Ma quali sono i sintomi di questa sottovariante? A farne un quadro generale è il professor Vincenzo Baldo, docente ordinario di Igiene all'Università di Padova. "I sintomi sono sempre gli stessi: febbre, dolori muscolari, stanchezza, tosse, mal di gola. Ma i contagi da Sars-Cov-2 non sono mai finiti e riguardano anche gli asintomatici", ha puntualizzato. Questi "possono rappresentare un pericolo per le persone fragili con cui vengono in contatto non sapendo di aver contratto il virus". Ciò avviene perché sempre meno persone ricorrono ai test dal medico o in farmacia. Preferiscono infatti l'autotest, oppure evitano proprio di fare accertamenti

L'alta trasmissibilità

  • Insomma, Xec non sembra causare sintomi più gravi di quelli che già conosciamo, al netto degli effetti sempre preoccupanti per le fasce di età più alte. Ma c'è comunque un aspetto da considerare, che non lascia tranquilli gli esperti: la sua alta trasmissibilità di cui abbiamo parlato. Come spiega infatti Scott Roberts, specialista in malattie infettive di Yale Medicine, non sembra esserci al momento alcun cambiamento nel comportamento del virus al di fuori della maggiore trasmissibilità, che ha portato la nuova sottovariante a soppantiare le "colleghe" in alcune aree d'Europa. E in tali zone il tasso di infezioni è aumentato più rapidamente rispetto a quanto visto con altre sottovarianti

Il vaccino

  • Quali armi abbiamo a disposizione per combattere la sottovariante Xec? Il professor Baldo è chiaro: la vaccinazione. Questo perché "con il passare del tempo è emersa sempre più chiaramente la capacità del virus di causare, in alcune persone, sintomi persistenti come affaticamento, difficoltà respiratorie, dolori muscolari e articolari, mal di testa, problemi di concentrazione e memoria e molti altri che rientrano appunto nel Long Covid e che peggiorano la qualità della vita"

La malattia in forma grave

  • Secondo gli esperti, i vaccini Pfizer e Moderna aggiornati dovrebbero offrire una certa protezione anche contro Xec, non essendo possibile garantire una copertura al 100%. Ma, come detto, il vaccino rimane un'arma preventiva soprattutto contro la possibile forma grave della malattia. Ecco perché raccomandano di sottoporsi alla vaccinazione, specie se si fa parte di una classe di pazienti ad alto rischio. E certamente non bisogna dimenticare le mascherine, che se usate correttamente danno un importante aiuto nell'evitare l'infezione

L'intervento di Pregliasco

  • Sulla sottovariante Xec è intervenuto anche il virologo Fabrizio Pregliasco all'Adnkronos Salute. "Il Covid è in una fase di risalita" a causa della "ripresa delle scuole". Si va quindi verso una nuova ondata di contagi guidata, appunto, "dal ricombinante immunoevasivo Xec", che "cresce e sarà sicuramente la variante dell'inverno". Si inserirà tuttavia in un contesto dominato da un "cocktail di virus simil-influenzali", con "sintomi praticamente indistinguibili tra Covid-19 e infuenza". Ecco perché anziani e fragili, spiega il professore, devono "fare il tampone" per capire che malattia sia. E, di conseguenza, farsi prescrivere i farmaci giusti per evitare forme gravi

L'identikit scientifico

  • Chiudiamo con un identikit più tecnico di Xec. Scientificamente, Xec è una variante ricombinante, cioè un ibrido dovuto alla fusione (e riorganizzazione) di altre due sottovarianti: Omicron KP.3.3 e KS.1.1. Identificata per la prima volta a Berlino lo scorso giugno, è al momento responsabile del 5,7% delle infezioni negli Stati Uniti, e grazie alla sua alta trasmissiblità è diventa in breve tempo la quinta variante più diffusa

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