Science, Please: le nuove frontiere della lotta al Parkinson

Salute e Benessere
Roberto Palladino

Roberto Palladino

In Control Room Doctor and Radiologist Discuss Diagnosis while Watching Procedure and Monitors Showing Brain Scans Results, In the Background Patient Undergoes MRI or CT Scan Procedure.

Test dermatologici che predicono di anni l'arrivo della malattia, farmaci contro il diabete che  sembrano ritardare l'insorgenza dei sintomi e poi un trattamento low-cost che si sta studiando in Africa grazie alla cottura di un fagiolo. Sono solo alcune delle ultime novità nella lotta al Parkinson. Ne parla a Science, Please  - il podcast di scienza e medicina di Sky TG24 - il Prof. Gianni Pezzoli, neurologo, presidente Associazione italiana parkinsoniani e Fondazione Grigioni per il morbo di Parkinson

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"Movimenti involontari, di natura tremante, con diminuzione della forza muscolare che colpiscono le parti a riposo e che provocano anche la tendenza del corpo ad inclinarsi in avanti. Un modo di camminare con passi brevi e rapidi, i sensi e l'intelletto rimangono invariati". Sono passati oltre due secoli da quando il medico inglese James Parkinson nel suo "Saggio sulla paralisi agitante" del 1817, descrisse per la prima volta in maniera analitica i sintomi della malattia, che avrebbe poi preso proprio il suo nome. La scelta di definirla morbo di Parkinson arrivò nella seconda metà dell'Ottocento del medico francese Charcot, egli stesso uno dei precursori nello studio del Parkinson, specie nel riconoscimento dei sintomi. Nei decenni successivi, si arrivò poi al perfezionamento degli studi sulle cause, si comprese che la malattia è innescata da un accumulo di aggregati di proteine nei neuroni e dal crollo della formazione della dopamina nel cervello. Negli anni si sono sviluppati sia farmaci sempre più sofisticati, tra cui la levodopa, che interventi chirurgici sempre più complessi che prevedono l'inserimento di elettrodi nel cervello. "La Malattia di Parkinson è una malattia neurodegenerativa che in generale compare nell'adulto adulto anziano però almeno un 5% della popolazione - in Italia stiamo parlando di 350/ 400.000 persone - ha avuto l'esordio prima dei 42 anni" E' quanto spiega a Science, Please  il Professor Gianni Pezzoli, neurologo e presidente dell'Associazione italiana Parkinsoniani e Fondazione Grigioni per il morbo di Parkinson. 

 

Il "Saggio sulla paralisi agitante", pubblicato nel 1817 da James Parkinson
Il "Saggio sulla paralisi agitante", pubblicato nel 1817 da James Parkinson

I tre segni del Parkinson

"I segni tradizionali del Parkinson sono tremore, bradicinesia e la rigidità" spiega il Prof. Pezzoli a Science, Please. Importante è però distinguere la tipologia di tremore di riposo che si presenta comunque solo nella metà dei malati. "Una volta" - aggiunge Pezzoli - "si diceva di contare cartamoneta o contar pillole che è un tremore di riposo diverso rispetto a quello di movimento di quando uno porta la tazzina alla bocca al decimo caffè della giornata che è un tremore intenzionale. Un altro sintomo principale è la bradicinesia o lentezza del movimento: il paziente è più impacciato mentre cammina strascina i piedi, tende a non oscillare durante il cammino le braccia. Il terzo sintomo è l'ipertono muscolare o la rigidità, e quindi un paziente diventa un po' più rigido da un punto di vista muscolare e quindi si sente che il collo è rigido,  le spalle sono più rigide. Spesso in una fase iniziale il paziente va dall'ortopedico perché ha male alla spalla ma significa semplicemente che non la muove a sufficienza e quindi non viene prodotta".

Antidiabetici, fagioli e prevenzione 

"Abbiamo pubblicato l'anno scorso un lavoro che ritengo veramente importante, in cui si vede che chi fa uso perché diabetico, di farmaci antidiabetici e in particolare di metformina sviluppa la malattia circa 6, 7 anni dopo Il gruppo che non la utilizza" - spiega a Science, Please il Prof. Pezzoli. "Ora su questo ci vorranno lavori più forti, che non siano retrospettivi però la metformina, contrariamente ad altri farmaci costa pochissimo ed è fuori brevetto. Ma ci sono anche aspirinetta e le statine, che sono in predicato di prevenire la malattia"  Ma come curarsi nei paesi più poveri? Una parte della soluzione in Africa arriva anche da una pianta.  "Noi abbiamo dimostrato e pubblicato che un fagiolo, il Mucuna Pruriens, consente di creare la Levodopa in casa, basta tostarlo e polverizzarlo e  assumerlo con acqua e poi diverse ore si è liberi dai sintomi. E' una pianta che abbonda in Africa e il paziente risponde meravigliosamente". Ma il tema delle risorse riguarda anche l'occidente dove la popolazione invecchia sempre di più.  "La cosa importante è dedicare risorse, perché purtroppo il sistema sanitario nazionale italiano è ancora un sistema buono, però sta scricchiolando. L'invecchiamento della popolazione è inevitabile" - prosegue il Prof. Pezzoli- se noi puntiamo specialmente non solo su un approccio di carattere curativo, ma anche preventivo i soldi non saranno spesi invano, perché avremo meno malati e sposteremo quindi l'abbassamento della qualità di vita più in là possibile, possibilmente, prima della morte, in pratica" .

 

Questa è un'anticipazione ascolta l'intervista completa qui o sul player alla fine della pagine 

 

 

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