Embrioidi, cosa sono i "sosia" degli embrioni sviluppati da cellule staminali in Israele

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L’embrioide, che imita la struttura 3D dell'embrione umano tra i 7 ed i 14 giorni, è stato ottenuto a partire da cellule staminali non modificate dal punto di vista genetico, senza il ricorso a ovuli o spermatozoi

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Un "sosia" dell'embrione umano, un cosiddetto embrioide, è stato ottenuto in Israele dai ricercatori dell'Istituto Scientifico Weizmann di Rehovot. Lo studio, pubblicato su Nature, si aggiunge ai tanti risultati simili ottenuti negli ultimi tempi in questo campo, con l'obiettivo di fare luce su questa primissima fase della vita umana, di cui si sa ancora poco.

Cosa sono gli embrioidi

L’embrioide, che imita la struttura 3D dell'embrione umano tra i 7 ed i 14 giorni, è stato ottenuto a partire da cellule staminali non modificate dal punto di vista genetico, senza il ricorso a ovuli o spermatozoi. "Gli embrioidi - spiega all'ANSA Paolo Vezzoni, dirigente di ricerca all'Istituto di Ricerca Genetica e Biomedica del Cnr - non sono veri embrioni, non hanno alcuna possibilità di svilupparsi neanche se impiantati nell'utero". "Vanno quindi considerati – continua l’esperto - come degli importanti strumenti che permettono di studiare le primissime fasi dello sviluppo, in particolare il primo mese, ancora poco indagato". 

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I possibili sviluppi dello studio israeliano 

I ricercatori coordinati da Jacob Hanna hanno adattato l'approccio già usato con successo nei topi, ottenendo un embrioide che imita molto bene l'architettura 3D, l'organizzazione delle cellule ed i principali punti-chiave dello sviluppo degli embrioni umani da 7-8 giorni fino a 13-14 giorni dal momento della fecondazione. Secondo il Weizmen Insitute questo studio rappresenta un "approccio etico per svelare i misteri delle primissime fasi dello sviluppo embrionale" e "potrebbe aiutare a rivelare le cause di molti difetti congeniti e tipi di infertilità". "Queste ricerche sono molto positive, senza di esse non potremmo sapere niente di queste fasi dello sviluppo embrionale - sottolinea anche Paolo Vezzoni - e possono aiutare a capire i meccanismi che impediscono alle gravidanze di andare a buon fine: si ritiene, infatti, che la maggior parte delle gravidanze si interrompa prima del terzo mese".

 

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