Long Covid, giovani e donne i pazienti più colpiti secondo il Simg

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E' quanto riferisce Claudio Cricelli, presidente della Società italiana di medicina generale e delle cure primarie (Simg), che traccia un quadro della situazione a pochi giorni dal Long Covid Awareness Day

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Sono soprattutto giovani e donne le persone che riferiscono al medico di famiglia sintomi, come stanchezza e difficoltà di concentrazione, che si protraggono dopo il Covid. Alcuni pazienti riferiscono di non sentirsi più bene come prima dell'infezione da Sars-Cov-2 anche a distanza di un anno o due dal contagio. Fortunatamente però i problemi cronici sono molto limitati nella popolazione generale. E' questo il quadro tracciato da Claudio Cricelli, presidente della Società italiana di medicina generale e delle cure primarie (Simg), a pochi giorni dal 'Long Covid Awareness Day' previsto per il 15 marzo.

Le problematiche post-Covid

"Abbiamo ormai una lunga casistica di problematiche post-Covid - spiega Cricelli - che vanno divise in diverse categorie. C'è un'infezione che si trascina più a lungo del solito, e che poi guarisce. Poi c'è il vero e proprio 'Long Covid', che una volta esaurita la parte dell'infezione virale lascia uno strascico. Esiti che non vanno via per lunghissimi periodi. In quel caso siamo di fronte a una seconda malattia, conseguenza della prima, che lascia pesanti tracce sulle persone. Fortunatamente la maggioranza di chi aveva un Covid prolungato è guarita, sono rimaste invece persone che hanno avuto conseguenze dall'infezione, i veri e propri pazienti 'Long Covid'. Noi adesso stiamo cominciando a contarli e a classificarli. Si tratta di una platea non enorme, seppure considerevole se paragonata alla popolazione che ha esiti da altre infezioni. In questo momento la nostra attenzione è concentrata a cercare di trovare risposte per supportare questi pazienti che, nella maggioranza dei casi, sono giovani. E contiamo anche molte donne". 

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"Rilevanti gli aspetti psichici e cognitivi"

La stanchezza, uno dei sintomi più frequenti, "in realtà è una sequela nota per tutte le infezioni virali, non riguarda solo il Covid, lo vediamo anche con l'influenza per la quale quest'anno abbiamo molti casi di estrema astenia, con un'infezione che ha difficoltà a risolversi. Sono quadri a noi familiari. Più caratteristica, invece, la riduzione della capacità di attenzione e concentrazione. Gli aspetti psichici e cognitivi sono particolarmente rilevanti e, in questo, gioca anche uno stato psicologico. Le sequele fisiche tendono a risolversi ma le difficoltà cognitive durano più a lungo della stanchezza fisica", spiega Cricelli, sottolineando che su questo fenomeno molto resta da capire e non ci sono cure note. "Ma si tratta di una situazione di cui si deve tenere conto, che non può essere minimizzata e il paziente va ascoltato e incoraggiato a riprendere con gradualità la propria attività normale. Riprendersi la propria normalità può aiutare a recuperare, sul piano cognitivo, ma senza forzare il proprio organismo o la propria mente, facendo le cose secondo la misura adeguata per riprendere la propria vita".

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