Covid, chiude il numero verde 1500: oltre 500 persone senza lavoro

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Dal primo gennaio è stato disattivato il 1500, il numero di pubblica utilità, attivato il 27 gennaio 2020 dal ministero della Salute, per rispondere ai dubbi delle persone in merito all’emergenza Covid-19

 

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Da inizio anno è stato disattivato il 1500, il numero di pubblica utilità, attivato il 27 gennaio 2020 per rispondere ai dubbi delle persone in merito all’emergenza Covid-19. Il ministero della Salute, nella pagina web dedicata al 1500, riferisce che il numero di pubblica utilità è stato "temporaneamente sospeso" e rimanda all'ordinanza della Protezione civile del 13 ottobre scorso che ha sancito la fine del servizio lanciato per dare consulenze telefoniche e informazioni sul coronavirus, con particolare riferimento alle misure di prevenzione, alla campagna di vaccinazione e alla Certificazione verde Covid-19.
Come riporta un articolo di Repubblica, la chiusura del servizio ha lasciato senza lavoro gli oltre 500 operatori che ogni giorno rispondevano alle telefonate. Negli incontri organizzati nelle ultime settimane con il ministero, i sindacati non sono infatti riusciti a convincere l'esecutivo a non chiudere. (COVID: LE ULTIME NOTIZIE IN DIRETTA)

1500, il numero verde che dava informazioni sul coronavirus

Come funzionava il servizio? Gli operatori appositamente formati insieme a dirigenti sanitari fornivano indicazioni sulle misure di prevenzione, sui vari aspetti organizzativi della campagna di vaccinazione e sulle regole del Green Pass. Nelle fasi più gravi della pandemia, il 1500 ha fornito un servizio di risposta ai cittadini 24 ore su 24, sette giorni su sette. Negli ultimi mesi, invece,  il numero è stato attivo dalle 8 alle 20, tutti i giorni, e a gennaio scorso riceveva ancora tantissime telefonate: 25mila al giorno. Cifra che è poi diminuita progressivamente raggiungendo di recente un migliaio di chiamate al giorno.

Oltre 500 persone senza lavoro

La decisione di chiudere il servizio è  precedente all'insediamento del Governo Meloni. Come detto, fino all'ultimo i sindacati che rappresentano i lavoratori del call center, che fa capo a Almaviva Contact, hanno cercato di evitare la chiusura del servizio. Ma senza successo. La maggior parte degli operatori lavorava in Sicilia, nella sede di Palermo. In un incontro dello scorso 7 dicembre con i ministeri del Lavoro, delle Imprese e della Salute, Cgil Cisl e Uil hanno "espresso tutte le preoccupazioni sui gravi rischi occupazionali". Come riferito dai tre sindacati, in quell'occasione il ministero della Salute si era dichiarato intenzionato a valorizzare le competenze di chi aveva lavorato 3 anni al servizio 1500 per fare "campagne vaccinali di prevenzione sanitarie per malattie virali endemiche". "Tenuto conto che il percorso descritto prevede una tempistica di realizzazione non di breve periodo, il ministero si era impegnato a prorogare il servizio 1500", avevano riferito  Cgil, Cisl e Uil. Ma, in realtà, la proroga non c'è stata.

"Possibile soluzione conversione in numero verde di pubblica utilità più ampio"

Per adesso, Almaviva "non ha aperto procedure di licenziamento ma non tarderanno ad arrivare è una questione di giorni", ha dichiarato Daniele Carchidi di Slc Cgil. "La rabbia non è che lo scopriamo adesso che c'è il problema, lo diciamo da mesi. Una soluzione potrebbe essere la conversione, come prospettato dal ministero, in numero verde di pubblica utilità più ampio. Servirebbero meno lavoratori, probabilmente intorno ai 200, ma sarebbe comunque un passo importante", ha concluso.

BEIJING, CHINA - JANUARY 30: Passengers wear protective masks as they walk he their luggagein the arrivals area at Beijing Capital Airport on January 30, 2020 in Beijing, China. The number of cases of a deadly new coronavirus rose to over 7000 in mainland China Thursday as the country continued to lock down the city of Wuhan in an effort to contain the spread of the pneumonia-like disease which medicals experts have confirmed can be passed from human to human. In an unprecedented move, Chinese authorities put travel restrictions on the city which is the epicentre of the virus and neighbouring municipalities affecting tens of millions of people. The number of those who have died from the virus in China climbed to over 170 on Thursday, mostly in Hubei province, and cases have been reported in other countries including the United States, Canada, Australia, Japan, South Korea, and France. The World Health Organization  has warned all governments to be on alert, and its emergency committee is to meet later on Thursday to decide whether to declare a global health emergency. (Photo by Kevin Frayer/Getty Images)

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