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Odontoiatria, Italia eccellenza nell'implantologia minivasiva

Salute e Benessere
©Ansa

L'Italia è all'avanguardia grazie ad una scuola di perfezionamento in chirurgia orale che forma figure professionali specializzate in innovative tecniche minimamente invasive

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Sono tre milioni gli impianti che, ogni anno, vengono inseriti nelle bocche degli italiani, e altrettanti quelli che dovrebbero essere utilizzati, e che invece non lo sono, per via di paure e mancanze. Tuttavia, in questo l'Italia è all'avanguardia grazie ad una scuola di perfezionamento in chirurgia orale, frutto della ricerca universitaria, che forma figure professionali specializzate in innovative tecniche minimamente invasive. "Spesso molti pazienti non vengono trattati con impianti dal proprio specialista perché manca il supporto necessario dato dai tessuti. Altre volte invece è lo stesso paziente a desistere per la complessità dell'intervento che gli viene prospettato e per la paura di affrontarlo. La ricerca però sta facendo passi da gigante e il settore odontoiatrico non fa eccezione, grazie allo studio di nuovi protocolli terapeutici e allo sviluppo di tecnologie sempre più avanzate. Nel mondo, diverse scuole di pensiero scientifiche e accademiche si stanno confrontando e stanno integrando le proprie conoscenze al fine di ottenere risultati sempre migliori", ha spiegato Stefano Scavia, docente in Chirurgia orale e implantologia presso l'Università Statale Bicocca di Milano.

Le parole dell’esperto

 

"Il nostro approccio è frutto dell’esperienza acquisita sul campo e di tanta ricerca condotta a livello scientifico con partner pubblici, privati e accademici. Abbandoniamo la strada della terapia demolitiva e della cura fine a se stessa basata sulla realizzazione di soluzioni artificiose, che sacrificano porzioni di organo per riabilitare la funzione, alterando e discostandosi fortemente dalla struttura naturale dell’apparato. Il nostro metodo di lavoro si fonda sul principio guida del biomimetismo, principio che si ritiene possa imporre un nuovo standard di eccellenza in campo terapeutico odontoiatrico per gli anni che verranno", spiega Scavia. Per ottenere un risultato estetico e funzionale, rispettando i delicati equilibri fisiologici del cavo orale così come dell’intero organismo, è dunque necessario imitare ciò che la natura crea. "La ricerca che stiamo conducendo potrebbe permettere di prelevare, sempre dal cavo orale, minime porzioni di tessuto, isolando lo stipite cellulare interessato e facendolo replicare in laboratorio, permettendo un reinnesto pressoché atraumatico. Questo migliorerebbe ancor di più il concetto di minima invasività, allo scopo di effettuare trattamenti in maniera più conservativa, in meno sedute e con minor disagio durante e dopo la terapia", continua Scavia.

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Conclusioni

 

Un approccio, dunque, conservativo, che punta a preservare i tessuti sani e a rigenerare, o ricostruire, quelli persi o danneggiati. Obiettivo: ridurre le sedute dolorose ed evitare di sacrificare ciò che può essere curato. "La diagnosi è la prima fase. Un momento delicato per il quale, il più delle volte, si rende necessaria la collaborazione di diversi specialisti. Questo lavoro di equipe permette di raggiungere risultati clinici impensabili, permettendo di ricostruire e ripristinare sia in termini funzionali (con implantologia, rigenerazione dei tessuti ossei e gengivali, restauri protesici additivi), che estetici". Un intervento sorprendente, capace di risolvere casi complessi di rigenerazione ossea e gengivale in concomitanza con l’estrazione e l’inserimento degli impianti. Riducendo il trauma a carico dei tessuti, infatti, si ottiene una guarigione non solo più rapida, ma anche migliore. "Oggi, quando viene visitato un paziente già privo di uno o più elementi dentari, si riesce nel 90% dei casi a ricostruire i tessuti e ad inserire gli impianti, talvolta già con denti fissi provvisori, senza che il paziente avverta alcun dolore durante e dopo il trattamento e senza che sia sottoposto ad alcun tipo di limitazione: niente tagli, niente punti, niente dolore, la sera stessa per quanto mi riguarda può anche uscire a cena al ristorante. Meno limitazioni alimentari, meno dolore, meno sedute, costi economici e biologici minori. La nuova frontiera mininvasiva insomma non può che allontanare quello che adesso può essere considerato un falso mito: la paura del dentista", ha concluso Scavia.