Avere denti sani fa bene al cuore, studio: esiti migliori dopo infarto
Salute e BenessereUna ricerca dell'Università del Michigan ha avvalorato l'ipotesi della presenza di una correlazione tra la salute orale e quella cardiovascolare
Iscriviti alla nostra newsletter per restare sempre aggiornato
Un nuovo studio dell'Università del Michigan ha avvalorato l'ipotesi della presenza di una correlazione tra la salute orale e quella cardiovascolare. I risultati, pubblicati sul Journal of the American Dental Association, suggeriscono che i pazienti che ricevono cure parodontali avrebbero risultati migliori dopo un infarto, con una minor degenza in ospedale e più visite di follow-up. Come ha riferito Romesh Nalliah, il principale autore della ricerca, l'analisi "non ha stabilito la presenza di una relazione causale tra malattia parodontale e malattie cardiache, ma aggiunge peso alla comprensione dell'esistenza di un'associazione tra salute orale e salute generale".
Lo studio su 2370 pazienti
Per compiere lo studio, il team di ricerca ha analizzato le cartelle cliniche di 2370 pazienti che hanno avuto un infarto miocardico acuto nel 2017, andando in cerca di eventuali differenze nella storia clinica tra chi aveva ricevuto pregresse cure parodontali e pulizie dentali e chi, invece, non ne aveva ricevute.
I risultati
Gli studiosi hanno così osservato che la degenza in ospedale dopo l'evento cardiaco è in media più breve per i pazienti che avevano ricevuto cure di mantenimento parodontale. Per questo gruppo aumenta anche il tasso delle visite di controllo nei 30 giorni successivi. "L'odontoiatria è spesso praticata in isolamento dall'assistenza sanitaria generale ma sempre più studi come il nostro stanno dimostrando che è un errore praticare la medicina senza una ponderata considerazione della salute orale del paziente", ha precisato Nalliah. Secondo il ricercatore, "una migliore comunicazione tra i team medici e dentistici potrebbe aiutare con un intervento precoce per garantire una salute parodontale stabile nei pazienti che hanno fattori di rischio per malattie cardiache".