Un innovativo trattamento mininvasivo è stato testato all’ospedale romano. È il primo intervento in Europa
È stata sperimentata all'ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma la nuova tecnica innovativa per trattare le cardiopatie congenite. Ad essersi sottoposti agli interventi cardiochirurgici sono stati due ragazzi di 15 e 19 anni, che per la prima volta in Europa sono stati operati con un nuovo, quanto efficace, trattamento mininvasivo. Primo ospedale ad utilizzare questa tecnica, il Bambin Gesù di Roma è stato individuato come punto di riferimento non solo per l’Italia, ma anche per l’Europa, ed avrà il compito di promuoverne l'uso negli altri centri, curando anche la formazione degli operatori.
Una nuova terapia
Al Bambino Gesù sono circa 30 gli interventi eseguiti su ragazzi e bambini con cardiopatie congenite ogni anno. Le cardiopatie congenite sono malformazioni che si formano quando la valvola polmonare - una delle quattro valvole cardiache -, presenta delle patologie che ne compromettono il funzionamento. La valvola polmonare, infatti, ha il compito di assicurare che il sangue proceda in modo regolare verso i polmoni per ricaricarsi d’ossigeno, al fine di un corretto funzionamento del cuore. Al fine di evitare interventi a cuore aperto, un’azienda cinese ha sviluppato questo nuovo sistema che si basa sul “self-expandable valve”, ovvero delle bioprotesi di valvola polmonare autoespandibile in grado di adattarsi più efficacemente all'anatomia di bambini e ragazzi. Questo ‘self-expandable valve’ è uno stent autoespandibile capace di raggiungere diametri fino a circa 36 millimetri. La sua tecnica, che evita l’intervento a cuore aperto, aumenta di molto il numero dei pazienti candidabili al trattamento. Una notizia che fa pensare che il numero degli interventi già eseguiti al Bambin Gesù potrà essere presto più che raddoppiato.
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Un ospedale capofila
La nuova protesi ha ricevuto il marchio CE a maggio 2022, ed è già una realtà nell'Unità di Cardiologia interventistica del Bambino Gesù. L’unità, diretta dal dottor Gianfranco Butera, ha già altri candidati pronti per le prossime sessioni di interventi: “È possibile prevedere che in Italia almeno un centinaio di pazienti all'anno potranno beneficiare di questa tecnologia con notevole riduzione dell'impatto anche sul Servizio sanitario nazionale ma, soprattutto, con una notevole riduzione del dolore fisico e psicologico e dei rischi per i nostri ragazzi. La prospettiva è certamente quella di ampliare notevolmente il numero dei pazienti che può beneficiare di un approccio mini invasivo”, ha commentato Butera. È bene ricordare, infatti, che molti dei pazienti affetti da cardiopatie sono stati sottoposti in precedenza ad atti chirurgici, così come i ragazzi di 15 e 19 anni operati all’ospedale romano, ed eventuali altri interventi sono sempre molto rischiosi dal punto di vista della salute. Con questo nuovo sistema, ai due giovani è stato possibile evitare la degenza in terapia intensiva: dimessi dopo soli tre giorni dall’intervento, oggi stanno bene e hanno superato positivamente le prime fasi di monitoraggio e controllo. Al momento non esistono altri sistemi simili utilizzabili nella pratica clinica per questo tipo di malattie, fattore che fa del Bambin Gesù il primo ospedale europeo ad utilizzare questa tecnologia.