Tumori, -37% di recidive con l'immunoterapia prima dell'operazione

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Lo ha segnalato uno studio i cui esiti sono stati pubblicati sul “New England Journal of Medicine”. Secondo gli esperti, l’assunzione del farmaco immunoterapico “nivolumab”, in associazione alla chemioterapia prima dell'intervento chirurgico per l'asportazione del tumore al polmone, può ridurre il rischio di recidiva e aumentare l'aspettativa di vita 

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L’assunzione del farmaco immunoterapico “nivolumab”, somministrato in associazione alla chemioterapia prima dell'intervento chirurgico per l'asportazione del tumore al polmone, ha la capacità di ridurre il rischio di recidiva e, allo stesso modo, aumentare l'aspettativa di vita rispetto al trattamento con la sola chemioterapia. È quanto dimostrato da uno studio clinico, presentato al recente meeting annuale dell'American Association for Cancer Research, i cui esiti sono stati pubblicati sul “New England Journal of Medicine”.

Un trial clinico ad hoc

Come raccontato da uno dei medici coinvolti nel lavoro di ricerca, Nicolas Girard dell'Institut Curie di Parigi, sebbene “il carcinoma polmonare non a piccole cellule risulti in alcuni casi curabile, i pazienti presentano una elevata probabilità di recidiva dopo la chirurgia”. E da qui, ha proseguito, deriva “l'importanza di avere opzioni terapeutiche sistemiche efficaci per interrompere questa tendenza”. Nell’ambito dello studio, gli esperti hanno condotto un trial clinico, chiamato “CheckMate-816”, che è stato condotto su 358 pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule operabile. La metà dei pazienti coinvolti ha ricevuto un trattamento a base di “nivolumab” associato alla chemioterapia ogni tre settimane per tre cicli prima dell'intervento, nell’ambito del cosiddetto “uso neoadiuvante”. L'altra metà, invece, è stato trattato solamente con la chemioterapia.

I risultati dello studio dopo 21 mesi di trattamento

Dopo circa 21 mesi di trattamento, i pazienti del primo gruppo, ovvero quelli che avevano ricevuto il farmaco immunoterapico, hanno manifestato un rischio del 37% più basso di recidiva, progressione della malattia tumorale o decesso. Ma non solo, perché sebbene i dati raccolti siano ancora ad uno stadio preliminare, il trattamento è sembrato capace anche di prolungare l'aspettativa di vita. Dallo studio, infatti, è emerso che a due anni, era ancora in vita l'83% dei pazienti trattati con “nivolumab” associato alla chemioterapia, rispetto al 71% dei pazienti trattati con la sola chemioterapia.

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