Infarto, sviluppato un dispositivo che potrebbe calcolarne il rischio. Lo studio
Salute e BenessereDescritto su Lancet Digital Health, analizza quantità e composizione delle placche presenti nelle arterie tramite lo studio delle immagini tridimensionali scattate con l'angiografia con tomografia computerizzata coronarica
In futuro potrebbe essere possibile prevedere con una maggior facilità se una persona avrà o meno un infarto. Un nuovo dispositivo sviluppato presso il Cedars-Sinai Medical Center e descritto sulle pagine della rivista specializzata Lancet Digital Health sembra avere i requisiti per aprire la strada a questa possibilità. Analizzando quantità e composizione delle placche presenti nelle arterie tramite lo studio delle immagini tridimensionali scattate con l'angiografia con tomografia computerizzata coronarica, lo strumento, messo a punto sotto la guida del ricercatore Damini Dey, promette di riuscire a individuare con precisione quali soggetti potranno avere un infarto nell'arco nei successivi cinque anni.
Come funziona
Come spiegato dal team di ricerca, l'accumulo delle placche può causare il restringimento delle arterie, rendendo difficile l'arrivo del sangue al cuore e incrementando la probabilità di avere un infarto. Attualmente, come detto, per avere una stima di quanto le arterie di un paziente si siano ristrette si utilizza la Cta, l'angiografia con tomografia computerizzata coronarica, che acquisisce immagini 3D del cuore e delle arterie. Tuttavia, finora, non esisteva un modo semplice, automatizzato e rapido per misurare la placca visibile nelle immagini Cta. Inoltre, "le placche coronariche spesso non vengono misurate perché non esiste un modo completamente automatizzato per farlo", ha spiegato Damini Dey, autore senior dello studio. Per misurarle, un esperto impiega da 25 a 30 minuti, "ma ora possiamo utilizzare questo programma per quantificare la placca dalle immagini Cta in cinque o sei secondi", ha aggiunto. Per mettere a punto l'algoritmo, il team di ricerca ha analizzato le immagini relative alle coronarie di 1.196 persone tra Australia, Germania, Giappone, Scozia e Stati Uniti. "Sono necessari ulteriori studi, ma è possibile che potremmo essere in grado di prevedere se e quanto presto è probabile che una persona abbia un infarto in base alla quantità e alla composizione delle placche rilevata con questo test standard", ha concluso il coordinatore del team di ricerca.