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Iss, riabilitazione assistita da robot: presentato documento condiviso

Salute e Benessere

Prodotto grazie al contributo di quasi 200 professionisti tra medici, ingegneri, fisioterapisti, terapisti occupazionali, bioeticisti, rappresentanti delle associazioni dei disabili e del mondo dell’industria, è stato promosso dal Centro Nazionale per le Tecnologie Innovative in Sanità Pubblica dell’Istituto Superiore di Sanità, dalla Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitativa (Simfer) e dalla Società Italiana di Riabilitazione (Sirn)

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La “riabilitazione assistita da robot” rientra nell’ambito dell’intervento riabilitativo e si pone l’obiettivo di “integrare i vari trattamenti standard mediante l’interazione tra professionista della riabilitazione, paziente e robot”. È questa la definizione inserita nel documento finale della Conferenza Nazionale di Consenso dal titolo “La riabilitazione assistita da robot e dispositivi elettromeccanici per le persone con disabilità di origine neurologica”, a cui hanno contribuito professionisti ed esperti provenienti da diversi enti e università. Il lavoro, si legge in una nota pubblicata online, è stato promosso dal Centro Nazionale per le Tecnologie Innovative in Sanità Pubblica dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), dalla Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitativa (Simfer) e dalla Società Italiana di Riabilitazione (Sirn).

Quasi 200 professionisti coinvolti

A contribuire al documento, spiega l’Iss, quasi 200 professionisti tra medici, ingegneri, fisioterapisti, terapisti occupazionali, bioeticisti, rappresentanti delle associazioni dei disabili e del mondo dell’industria. Il documento emerso, hanno rilevato gli esperti, è stato prodotto anche in virtù dell’incremento, negli ultimi anni, dell’utilizzo delle tecnologie robotiche in ambito riabilitativo e visto che nelle previsioni se ne rileva un’ulteriore espansione nel futuro. Inoltre, come emerso dal documento stesso, la sempre più crescente disponibilità di “dispositivi robotici di impiego relativamente semplice, utilizzabili in ambito clinico, ha fatto sì che essi non siano più solo appannaggio di strutture di ricerca o di alta specializzazione e abbiano da tempo iniziato a diffondersi in molti settori dell’offerta riabilitativa, seppure in modo ancora disomogeneo”. Da qui l’esigenza di un documento definitivo che possa fornire “un’inziale risposta ai problemi posti dalle disomogeneità e discrepanze nei criteri di utilizzo e nei contesti organizzativi” e dalla mancanza, in definitiva, “di un quadro complessivo e condiviso di riferimento”.

I contenuti del documento

Tra i contenuti del documento, spiegano gli esperti, quello relativo alla definizione, alla descrizione e alla classificazione dei dispositivi, passando per i fondamenti teorici per il loro utilizzo. Poi, ancora, sono state evidenziate le raccomandazioni nelle disabilità neurologiche in età pediatrica, quelle relative alle singole riabilitazioni, tra arti superiori e inferiori e quelle per l’età adulta, in situazioni di ictus o di patologie quali sclerosi multipla o Parkinson. Il documento, infine, ha toccato anche alcuni aspetti normativi, giuridici, organizzativi, formativi, oltre a quelli etici e sociali. Analizzando le prospettive future di sviluppo e le indicazioni per la ricerca e la riabilitazione.

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