Una metodica innovativa per la diagnosi di malattie neurodegenerative: lo studio

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E’ stata messa a punto grazie ad uno studio condotto dagli esperti dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), dell’IRCCS San Raffaele di Roma e del CNR. Basata “sulla conversione chimica diretta di fibroblasti della pelle dei pazienti in neuroni umani”, potrà essere utile per la diagnosi di malattie neurodegenerative, per testare strategie terapeutiche e per identificare nuovi biomarcatori

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Grazie al lavoro di ricerca congiunto che ha coinvolto studiosi dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), dell’IRCCS San Raffaele di Roma e dell’Istituto di Farmacologia Traslazionale del Cnr, è stato possibile mettere a punto un nuovo sistema per diagnosticare alcune tra le malattie neurodegenerative più conosciute, tra cui Alzheimer e morbo di Parkinson. La nuova metodica, discussa in uno studio i cui esiti sono stati pubblicati sulla rivista “International Journal of Molecular Sciences”, pone le proprie basi “sulla conversione chimica diretta di fibroblasti della pelle dei pazienti in neuroni umani, senza ricorrere ad approcci transgenici, per la ricerca di marcatori di patologia”, come spiega l’Iss in un comunicato.

Un sistema a basso costo e poco invasivo

Lo studio, tra l’altro, ha coinvolto anche i ricercatori della Shanghai Tech University di Shanghai grazie ad un progetto finanziato dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, oltre che dallo stesso Iss. Come descrivere, nel dettaglio, questa metodica? “Il sistema da noi messo a punto, per la ricerca di marcatori di patologia, è a basso costo e poco invasivo rispetto a metodiche convenzionali e potrebbe in futuro trovare applicazione nella pratica clinica”, ha spiegato la dottoressa Daniela Merlo, tra i firmatari della ricerca. Cristiana Mollinari, esperta dell’Istituto di Farmacologia Traslazionale del CNR e protagonista dello studio, ha spiegato poi che “i neuroni chimicamente indotti possono essere generati da cellule somatiche del paziente e rappresentano un modello in vitro, riproducibile in un tempo relativamente breve, per lo studio di meccanismi patogenetici delle malattie neurologiche”. Secondo i ricercatori, tra l’altro, questo modello “è perfetto per testare strategie terapeutiche e studi di medicina personalizzata”.

La diagnosi delle malattie neurodegenerative

La tecnica proposta, spiega ancora l’Iss in conclusione, rappresenta anche uno step ulteriore rispetto ad un’altra tecnologia, quella della cosiddetta “riprogrammazione genetica” proposta dal professor Yamanaka di Kyoto e rivolta alla generazione di cellule staminali riprogrammate. Proprio a differenza di quest’ultima, secondo i ricercatori italiani, la nuova tecnica non implica la generazione di cellule staminali, ma riguarda “una conversione diretta dei fibroblasti in neuroni”. Il protocollo proposto, infatti, non contempla il ringiovanimento dei fibroblasti a cellule staminali e, di conseguenza, “la perdita delle caratteristiche epigenetiche acquisite con l’età”. Per questo motivo, per gli studiosi, potrà essere utilizzato in studi pilota destinati alla diagnosi delle malattie neurodegenerative.

Un medico di base compila una ricetta nel suo studio a Roma, 30 ottobre 2020.  ANSA / ETTORE FERRARI

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