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Covid, ecco perché Omicron contagia anche i vaccinati con tre dosi

Salute e Benessere
©IPA/Fotogramma

Tra le possibili cause, la diminuzione dell’efficacia dei vaccini contro la nuova variante del virus, le tempistiche legate alla somministrazione delle terze dosi e la minor attenzione nel rispetto delle regole di distanziamento sociale e dell’uso delle mascherine

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La diminuzione dell’efficacia dei vaccini contro la nuova variante, le tempistiche relative alle terze dosi e la minor attenzione nel rispetto delle regole di distanziamento sociale e dell’uso delle mascherine. Potrebbero essere questi i fattori principali legati ai motivi per cui, in questi ultimi giorni, si stanno verificando numerosi casi di contagi da variante Omicron anche tra chi ha già ricevuto tre dosi del vaccino anti-Covid.

L’analisi della situazione

A fare il punto della situazione un articolo di Fanpage, che sottolinea come anche nel nostro continente si stia assistendo ad una crescita evidente dei contagi, spinta dalla diffusione della variante Omicron, con le infezioni giornaliere che stanno toccando i picchi in diversi Paesi, come Francia, Regno Unito e anche Italia. E come tutto lasci considerare che questo trend di crescita posso proseguire anche nei prossimi giorni. La variante Omicron, si legge, presenta numerose mutazioni nella proteina Spike, fattore che ha acuito un aspetto, cioè che l’efficacia dei vaccini rispetto all’infezione diminuisce con il trascorrere del tempo. Per questo motivo occorre ricorrere ad una dose booster, così da stimolare ancora il sistema immunitario e garantire un ulteriore, seppur parziale, ripristino della difesa dal virus. I primi dati emersi relativi ai vaccini (tra cui Moderna e Pfizer) attualmente in uso, hanno dimostrato l’aumento degli anticorpi dopo la terza dose, così da garantire una protezione più alta nel caso di infezione. Anche nei casi di malattia grave indotta proprio dalla variante Omicron. Ma le infezioni in chi ha fatto la seconda dose 5 o più mesi fa, si sono rivelate più probabili proprio perché, come detto, la stessa variante scoperta di recente in Sudafrica ha fatto abbassare le percentuali di protezione dal contagio. Alcuni studi, poi, hanno segnalato che persino coloro che hanno ottenuto le tre dosi abbiano una difesa minore rispetto al contagio, perché la variante Omicron tenderebbe a “bucare” in parte la copertura garantita dai vaccini. La dose booster, quindi, aumenterebbe la protezione ma non garantirebbe una copertura totale dal rischio di infezione. Tra l’altro, segnala ancora l’articolo, le percentuali di protezione cambiano in base alla tipologia di dosi e booster ricevute. Omicron, in sostanza, avrebbe complicato la situazione ed è anche per questo motivo che i colossi farmaceutici hanno intenzione di lavorare ad un aggiornamento specifico dei vaccini, considerando tutte le caratteristiche della nuova mutazione.

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Le principali cause delle infezioni tra vaccinati

Ribadendo che comunque i vaccini funzionano e ottimamente contro le forme di malattia grave, come ricordato nelle scorse ore anche dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss), il crescente numero di infezioni tra i vaccinati anche con tre dosi può essere dunque riferito a più cause, tra cui appunto il calo dell'efficacia dei vaccini con Omicron e degli stessi nel tempo. Senza dimenticare, comunque, che più casi si verificano, e più salgono in numero assoluto anche quelli fra coloro che sono già vaccinati. Anche in virtù della più alta contagiosità di Omicron, che ha sostanzialmente moltiplicato le occasioni di esposizione al contagio. In definitiva: aumentano i casi nazionali nei vari Paesi, di pari passo aumentano anche i contatti e gli scambi sociali anche a causa dell'allentamento delle restrizioni, con le distanze e i dispositivi di protezione individuale che sono utilizzati con meno rigidità, cala l'efficacia nel tempo dei vaccini, così come la protezione dal contagio a causa della diffusione di Omicron. Ciò che ne consegue è che un numero sempre più significativo di vaccinati con ciclo completo si trovano ad essere positivi al Covid-19.

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