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Covid, Pregliasco: “Ipotesi terza dose a tutti con colpo di coda del virus in autunno”

Salute e Benessere
©IPA/Fotogramma

Lo ha riferito il virologo e direttore sanitario dell’istituto Irccs Galeazzi di Milano, nel corso di un dibattito televisivo. "Al momento la Fda ha detto di vaccinare con la terza dose le persone fragili, dopo di che vedremo in autunno-inverno, dove purtroppo credo che un colpo di coda del virus ci sarà e allora forse dovremo fare un richiamo universale”, ha sottolineato

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"Al momento la Fda ha detto di vaccinare con la terza dose le persone fragili, dopo di che vedremo in autunno-inverno, dove purtroppo credo che un colpo di coda del virus ci sarà e allora forse dovremo fare un richiamo universale”. Lo ha sottolineato il virologo Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario Irccs Galeazzi di Milano, intervenuto a “264 zoom” su Cusano Italia Tv.

Il vaccino anti-Covid affiancato a quello antinfluenzale

Pregliasco, ha poi aggiunto nel corso del suo intervento, ipotizza comunque “una prospettiva dove il vaccino anti-Covid si affiancherà a quello antinfluenzale, con la stessa modalità”, ovvero “quella di offrire il richiamo annuale soprattutto alle persone più a rischio”, ha spiegato poi ancora.

Il punto sulla dose ulteriore

Attualmente, ha poi continuato il virologo, “si sta cominciando con gli immunodepressi, cosa diversa da quella che si farà nel prossimo futuro, in termini di richiamo per le persone più a rischio”. Secondo l’esperto, infatti, “si sta prendendo atto che c’è la necessità di fare una dose ulteriore, una schedula a tre dosi per le persone immunodepresse”, ha riferito ancora. E che “la terza dose si potrà fare già a 28 giorni dalla seconda perché si tratta proprio di un ciclo di conferma e di rinforzo”, ha argomentato. “Nel breve periodo però è stato già deciso di dare un rinforzo, un richiamo forse periodico, quindi non terza dose in senso stretto, per le persone più anziane, in particolare chi è ricoverato nelle Rsa, per gli operatori sanitari, perché si è visto che questi vaccini dopo 6 mesi cominciano a perdere un po’ di efficacia nel prevenire l’infezione”, ha quindi sottolineato in conclusione del suo intervento. Aggiungendo, in ultimo, che questa situazione “non ci inquieta più di tanto perché per i coronavirus nemmeno i guariti sono sicuri di rimanere protetti”, ha detto.

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