Studio, l'eccesso di cibo non è la causa principale dell'obesità: due modelli a confronto

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Una nuova ricerca pubblicata sull'American Journal of Clinical Nutrition ha messo in luce i difetti del modello di bilancio energetico, su cui si basa l'approccio predominante al problema dell'obesità

L'approccio predominante al problema dell'obesità si basa sul modello di bilancio energetico, secondo cui l'aumento di peso è causato dall'assunzione di più energia di quanta se ne consuma. Le Linee guida dietetiche per gli americani 2020 - 2025 dell'USDA indicano, infatti, che la perdita di peso "richiede agli adulti di ridurre il numero di calorie ingerite da cibi e bevande e aumentare la quantità spesa attraverso l'attività fisica". Ma una nuova ricerca, pubblicata sull'American Journal of Clinical Nutrition ("The Carbohydrate-Insulin Model: A Physiological Perspective on the Obesity Pandemic"), ha messo in luce i difetti del modello di bilancio energetico, sostenendo che un modello alternativo, il modello carboidrati-insulina, potrebbe spiegare meglio l'obesità e l'aumento di peso, oltre a fornire strategie di gestione del peso più efficaci e durature.

Il modello carboidrati-insulina

Secondo l'autore principale, David Ludwig, endocrinologo presso il Boston Children's Hospital e professore alla Harvard Medical School, il modello di bilancio energetico non aiuta a comprendere le cause biologiche dell'aumento di peso e l'adozione del modello carboidrati-insulina potrebbe avere conseguenze fondamentali per la gestione del peso e il trattamento dell'obesità.
Nello specifico, il modello sostenuto dai ricercatori si basa su un'affermazione audace: l'eccesso di cibo non è la causa principale dell'obesità. E suggerisce un percorso alternativo rispetto alla riduzione del consumo di cibo che si concentra maggiormente su ciò che si mangia. Gli autori dello studio sostengono, inoltre, che l'aumento del tasso dell'obesità sarebbe in parte dovuto ai moderni modelli dietetici caratterizzati da un consumo eccessivo di alimenti ad alto carico glicemico, e in particolare ai carboidrati trasformati e rapidamente digeribili.
Secondo il Dr. Ludwig, "ridurre il consumo dei carboidrati rapidamente digeribili riduce la spinta a immagazzinare il grasso corporeo. Di conseguenza, le persone possono perdere peso con meno fame e fatica".
La nuova prospettiva dell'American Journal of Clinical Nutrition, redatta da 17 esperti, è la formulazione più completa realizzata finora su questo modello, che ha origini all'inizio del 1900. Nello studio, gli autori riconoscono che saranno necessarie ulteriori ricerche per valutare entrambi i modelli e per svilupparne di nuovi. A tal fine, chiedono una collaborazione tra scienziati con punti di vista diversi per condurre in una ricerca rigorosa e imparziale sulla lotta all'obesità.

 

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