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Vaccino Covid, Rasi: “Entro un mese la decisione sull’obbligo”

Salute e Benessere
©Ansa

Lo ha detto l’ex direttore esecutivo dell'Agenzia Europea del Farmaco (Ema) e oggi consigliere di Francesco Paolo Figliuolo, commissario straordinario per l'emergenza coronavirus, nel corso di un'intervista concessa al quotidiano “Il Messaggero”. La decisione, ha spiegato può arrivare “nella prima settimana di ottobre, al massimo a metà del prossimo mese”

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Andrà analizzato “l'andamento della vaccinazione e dell'epidemia, il numero di contagi e di ricoveri. Se ci accorgiamo che la situazione si sta aggravando, decidiamo misure più stringenti, come l'obbligo”. E i tempi sono brevi: la decisione può arrivare “nella prima settimana di ottobre, al massimo a metà del prossimo mese”. Lo ha riferito Guido Rasi, ex direttore esecutivo dell'Agenzia Europea del Farmaco (Ema) e oggi consigliere di Francesco Paolo Figliuolo, commissario straordinario per l'emergenza coronavirus, nel corso di un'intervista concessa al quotidiano “Il Messaggero”.

L’obiettivo dell’80% della popolazione vaccinata

Secondo Rasi, un senso di preoccupazione potrebbe subentrare “se a fine settembre non raggiungessimo l'obiettivo dell'80% della popolazione vaccinata, ma ce la possiamo fare”. Ma il vero problema, ha aggiunto, “è proseguire dopo. Inoltre, molto dipende dalla distribuzione dei vaccinati. Per classe d'età, esempio, perché non possiamo permetterci di avere troppi over 50, i più a rischio, non protetti”, ha sottolineato ancora l’esperto. Tra i fattori da considerare, anche la distribuzione territoriale: “se ci sono regioni sotto il 70%, questo è un guaio”, ha detto ancora. Per coloro che non sono vaccinati, tra cui molti 50enni, occorrerà poi “trovare qualche fattore di mitigazione. O si garantisce che queste persone possano stare tutte in smartworking o bisognerà prendere provvedimenti più drastici”, ha commentato Rasi.

L’alto numero di giovani vaccinati

Il coronavirus, ha riferito inoltre Rasi, ha creato anche altri problemi nell’ambito sanitario. Bisogna ricordarsi, ha spiegato, che “l'anno scorso ci sono stati 500mila esami non garantiti, migliaia di tumori sono stati diagnosticati tardi. Non può continuare, non è etico. Se questa disomogeneità per classi di età prosegue, tenendo conto che parliamo di coloro che sono più esposti, bisognerà andare a soluzione drastiche: l'obbligo". Un dato positivo, ha segnalato l’esperto in conclusione, è invece quello legato all'alto numero di giovani vaccinati, definito “un risultato importante” che “avrà un effetto benefico sulle scuole”. E questa fascia di popolazione, secondo Rasi e rispetto ai quarantenni, ai cinquantenni e ai sessantenni che risultano “più facilmente influenzabili dalle fake news sui social, hanno dimostrato di essere molto più smaliziati”.

La terza dose di vaccino

Un ultimo tema trattato da Rasi nell’intervista è stato quello legato alla possibile terza dose di vaccino anti-Covid. Al momento, ha detto, “i dati a disposizione la rendono necessaria per immunodepressi e operatori sanitari. Vedremo le prossime decisioni di Fda ed Ema. Ma la macchina organizzativa ormai è rodata”, ha spiegato.

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