Il 13 settembre ricorre la Giornata mondiale per la lotta alla sepsi

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Si tratta, come spiegato dal Ministero della Salute, di “un'emergenza medica che si verifica quando la risposta del corpo verso un'infezione danneggia i propri tessuti e organi ed è sempre causata da un'infezione, come polmonite o malattia diarroica”. Nel mondo si verificano ogni anno circa “47-50 milioni di casi, l'80% dei quali avvengono al di fuori di un ospedale”. Nel 40% dei casi, la sepsi riguarda poi bambini di età inferiore ai 5 anni

Oggi, 13 settembre e come ogni anno nel mondo, ricorre la Giornata mondiale per la lotta alla sepsi, il “World Sepsis Day”. Si tratta, come spiega anche il portale del Ministero della Salute, di un’iniziativa globale pensata per accrescere e sensibilizzare l’opinione pubblica circa “una delle principali cause di morte e disabilità per milioni di persone ogni anno”. Nel 2021 si è giunti al decimo anniversario della Giornata.

Cos’è la sepsi ed i numeri nel mondo

Come spiegano gli esperti, la sepsi è “un'emergenza medica che si verifica quando la risposta del corpo verso un'infezione danneggia i propri tessuti e organi ed è sempre causata da un'infezione, come polmonite o malattia diarroica”. Può condurre a shock, insufficienza di più organi e morte, specie se non riconosciuta e trattata in tempo. “La sepsi è un percorso comune verso la morte per la maggior parte delle malattie infettive in tutto il mondo, tra cui quelle causate da Sars-CoV-2, ebola e altri microrganismi patogeni”, sottolinea il Ministero. Tra i numeri che la riguardano, quelli secondo cui nel mondo si verificano ogni anno circa “47-50 milioni di casi, l'80% dei quali avvengono al di fuori di un ospedale”. Nel 40% dei casi, la sepsi riguarda poi bambini di età inferiore ai 5 anni. A livello globale, poi, 1 decesso su 5 è correlato proprio alla sepsi, causando circa 11 milioni di decessi ogni anno.

I casi della sindrome post-sepsi

Nella maggior parte dei casi, i pazienti che sopravvivono alla sepsi tendono a riprendersi del tutto, ma altri possono essere costretti ad affrontare conseguenze a lungo termine. Per questo motivo, sottolineano i medici, è importante sapere come il recupero post-sepsi possa richiedere mesi o, addirittura, anni. Gli effetti della patologia, spesso denominati sindrome post-sepsi, possono presentare conseguenze spesso variegate e, in determinati casi, comparire anche dopo alcuni anni. Le ricerche in merito hanno segnalato come gli effetti a lungo termine della sepsi si possano riscontrare fino al 50% dei sopravvissuti alla sepsi e riguardino problematiche di natura fisica, cognitiva e psicologica anche in via persistente. “Nonostante molti progressi, le grandi disuguaglianze nella disponibilità di risorse sanitarie e la relativa attenzione prestata alla sepsi minano gli sforzi per migliorare la prevenzione, il riconoscimento e la gestione della sepsi, in particolare nei Paesi in via di sviluppo”, spiega il Ministero. E la situazione si è complicata anche a causa dell’attuale pandemia di Covid-19.

La sepsi durante la pandemia di Covid

Proprio durante il periodo pandemico, gli esperti hanno “evidenziato l'importanza di riconoscere che i pazienti critici con Covid-19 hanno sepsi virale”. Infatti, come riferisce il Ministero della Salute, i pazienti che sopravvivono ad altre forme di sepsi possono essere colpiti da effetti negativi a lungo termine, molto simili a quelli dei pazienti affetti da “Long-Covid”, seppur non siano riconosciuti allo stesso modo. A tal proposito associazione come la European Society of Intensive Care Medicine (ESICM), la Global Sepsis Alliance (GSA) e la Society of Critical Care Medicine (SCCM) hanno puntato l’attenzione su come sia necessario “mantenere l'attenzione sulle misure di prevenzione delle infezioni e utilizzare le piattaforme digitali di successo istituite per sostenere la ricerca sulla sepsi, anche integrando la sepsi nei sistemi sanitari nazionali”. 

 

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