Caffeina e disturbi del ritmo cardiaco: studio smentisce il legame

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Il consumo di caffè è tradizionalmente associato ad effetti negativi sul cuore, ma un nuovo studio condotto dai ricercatori dell'Università della California di San Francisco ha dimostrato che la maggior parte delle persone può assumerlo al mattino o al pomeriggio senza preoccupazioni

La caffeina provoca disturbi del ritmo cardiaco? Tradizionalmente, il consumo di caffè è da sempre associato ad effetti negativi sul cuore, ma un nuovo studio condotto dai ricercatori dell'Università della California di San Francisco ha dimostrato che la maggior parte delle persone può assumerlo al mattino o al pomeriggio senza preoccupazioni.
"Non abbiamo trovato prove che il consumo di caffeina porti a un maggior rischio di aritmie", ha spiegato Gregory Marcus, coautore della ricerca, sottolineato che, al contrario, i risultati dello studio "rassicurano sul fatto che i divieti comuni contro la caffeina per ridurre il rischio di aritmia sono probabilmente ingiustificati".

Lo studio nel dettaglio

Per indagare gli effetti della caffeina sul ritmo cardiaco, il team di ricerca ha analizzato i dati di oltre 386mila consumatori di caffè (con un'età media di 56 anni) che hanno preso a uno studio britannico a lungo termine. Tra i partecipanti, in 17mila hanno sviluppato un problema del ritmo cardiaco durante un periodo di osservazione medio di 4,5 anni. Dall'analisi, descritta sulle pagine della rivista specializzata Jama Internal Medicine, non è emersa alcuna correlazione tra caffeina e disturbi del ritmo cardiaco, anche quando sono stati presi in considerazione fattori genetici in grado di influenzare il modo in cui si metabolizza la caffeina. Al contrario, i risultati sembrano suggerire che ogni tazza di caffè in più bevuta quotidianamente potrebbe ridurre il rischio di aritmia mediamente di circa il 3%. "In questo studio maggiori quantità di consumo abituale di caffè sono state inversamente associate a un minor rischio di aritmia, senza alcuna prova che il metabolismo della caffeina geneticamente mediato abbia influenzato tale associazione", spiegano i ricercatori nell'articolo.

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