Arriva dalla Corea, si chiama “NaviCam SB” e potrà essere utilizzata, grazie ad un algoritmo di intelligenza artificiale, per facilitare l’individuazione di patologie difficili da scovare e insidiose, attirando l’attenzione del medico su immagini definite “sospette”. Grande come una compressa di antibiotico, sarà in uso presso il Policlinico Gemelli di Roma
Si chiama “NaviCam SB”, sembra una compressa di antibiotico ma in realtà è una videocapsula classica, utilizzata per la diagnosi delle patologie dell’intestino tenue, migliorata però dall’aggiunta di un algoritmo di intelligenza artificiale, che facilita l’individuazione delle patologie relative, attirando l’attenzione del medico su immagini definite “sospette”. Se ne serviranno gli esperti del Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS di Roma, dove la videocapsula tradizionale è già utilizzata da circa 20 anni. Prodotta dall’azienda coreana Ankon, rappresenta secondo gli esperti “l’inizio di una nuova era nella diagnosi di queste patologie difficili da individuare e insidiose”, come si legge in un comunicato diffuso online.
Come funziona l’esame
Come confermato anche da Maria Elena Riccioni, esperta di Endoscopia Digestiva Chirurgica e ricercatrice presso il dipartimento di Medicina e chirurgia traslazionale all’Università Cattolica, campus di Roma, il Gemelli porta avanti circa “250 esami l’anno con la videocapsula, per una serie di indicazioni, quali la ricerca delle fonti dei cosiddetti sanguinamenti ‘oscuri’, che né la gastroscopia, né la colonscopia hanno permesso di individuare, una malattia di Crohn difficile da diagnosticare, un sospetto tumore del tenue, le sindromi poliposiche, malattie ereditarie gastro-intestinali rare”. Tra i primi nel nsotro Paese ad utilizzare questo sistema, ora gli esperti della struttura romana potranno servirsi di questo nuovo dispositivo “intelligente”. Ma come funzionerà? Perché venga utilizzata al meglio, il paziente dovrà recarsi in ospedale la mattina a digiuno e, dopo aver ingerito dell’acqua, la videocapsula (27 x 11 mm) entrerà in azione. Al paziente viene assegnato un rilevatore-registratore, una specie di Holter, che andrà tenuto al proprio fianco per tutta la durata dell’esame, ovvero circa 8 ore. Al termine, la videocapsula verrà espulsa attraverso le feci. E il medico potrà seguire su un monitor il passaggio della videocapsula nei tratti dell’intestino, facendosi aiutare anche dall’algoritmo di intelligenza artificiale, utile per concentrare l’attenzione su aree sospette così da rendere particolarmente accurata la diagnosi.
Il ruolo dell’intelligenza artificiale
“Per misurare in maniera oggettiva i benefici dell’intelligenza artificiale in questo tipo di applicazione, stiamo partecipando a uno studio multicentrico internazionale che valuterà le performance di questa videocapsula avanzata, mettendo a confronto i risultati degli esami fatti con o senza il supporto dell’intelligenza artificiale, attraverso lo stesso device”, ha spiegato la dottoressa Riccioni. Secondo il professor Guido Costamagna, direttore dell’UOC Endoscopia Digestiva Chirurgica del Policlinico Gemelli, l’intelligenza artificiale “viene in aiuto del medico per migliorarne le capacità diagnostiche e, in questo caso, anche per accorciare i tempi di lettura dell’esame endoscopico capsulare”. Ora, come detto, uno studio permetterà di “validare l’impiego clinico di questa tecnologia innovativa”.