Vulvodinia, cos'è e come curarla

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È una patologia che colpisce l’organo genitale femminile, dovuta alla crescita disordinata di piccole terminazioni nervose a livello vulvare. Ecco la sua sintomatologia e le terapie utili per alleviare il dolore

Il dolore, spesso descritto come bruciore o prurito che colpisce la zona vulvare, pur in assenza di lesioni cliniche visibili, è il sintomo principale della vulvodinia, una patologia che colpisce l’organo genitale femminile, dovuta alla crescita disordinata di piccole terminazioni nervose a livello vulvare.
Come riporta il portale del Gruppo San Donato in una scheda dedicata, colpisce il 12-15% delle donne e può compromettere la qualità della vita di chi ne soffre.

Classificazione e forme

Il termine vulvodinia, composto da "vulvo" e il suffisso "dinia" (dolore), significa "dolore vulvare” e come spiegato da Eric Francescangeli, specialista ginecologo e referente dell’attività laparoscopica ginecologica dell'Istituto Clinico Sant'Anna, “deve considerarsi come un dolore localizzato nell’area vulvare e persistente da 3 a 6 mesi”.  A seconda della frequenza dei sintomi, la vulvodinia può essere cronica e continua, o intermittente o episodica. Nello specifico, si parla di vulvodinia intermittente o episodica quando i suoi sintomi compaiono in relazione al ciclo mestruale, generalmente nella fase premestruale.

Sintomi

Il sintomo principale di questa patologia è il dolore spesso descritto come bruciore, prurito o una sensazione di scossa e di puntura di spilli che colpisce la zona vulvare.
Come riporta la fonte, le donne che ne soffrono generalmente presentano:
• un'alterazione del processo sensoriale che rileva e convoglia i segnali e le sensazioni di dolore
• iperattività delle cellule periferiche (mastociti) localizzate nel derma, vicino a vasi sanguigni e terminazione nervose, che oltre a determinare il rilascio di sostanze infiammatorie nel tessuto circostante provoca alterazioni delle strutture nervose
• un cambiamento della proprietà di contrarsi del pavimento pelvico, l'insieme di muscoli, fasce e legamenti che sostiene vescica, utero, retto

Cause e diagnosi

Essendo una patologia poco conosciuta, le cause della vulvodinia possono essere molteplici e non sempre riconducibili a cause note. Come ha puntualizzato il Dott. Francescangeli, "in questi casi si parla di vulvodinia spontanea oppure di vulvodinia per uno stimolo tattile come, per esempio, un abbigliamento troppo stretto".  "Molto spesso questa condizione patologica può non essere diagnosticata per anni, modificando la vita sessuale della donna in quanto considerata di origine psicologica; a smentire quest’ultima affermazione sono le ormai comprovate cause biologiche, ampiamente documentabili scientificamente", ha precisato l'esperto. Quanto alla diagnosi, l'accertamento di questa patologia avviene in seguito ad un’accurata ricostruzione della storia clinica della paziente.

Terapie e cura

Come spiegato sul portale del Gruppo San Donato, sono diverse le terapie in grado di ridurre il dolore provocato dalla vulvodinia e conseguentemente di migliorare la qualità della vita sessuale di chi ne soffre. La TENS (Transcutaneus Electric Nerve Stimulation) è una di queste. Si tratta di "una tecnica molto utilizzata che attraverso uno stimolo elettrico applicato alla vulva, ha l’obiettivo di ‘resettare’ il sistema preposto a rilevare e convogliare le sensazioni di dolore", ha spiegato Francescangeli. "Un’alternativa farmacologica alla TENS è l’amitriptilina che agisce sulla contrattura della muscolatura pelvi-perineale favorendo una decontrattura muscolare che è la causa più importante del dolore".

Come prevenirla

Quanto alla prevenzione, ecco alcuni suggerimenti utili per ostacolare l’insorgenza della vulvodinia:
• evitare di indossare vestiti stretti
• evitare di utilizzare detergenti invasivi
• evitare di usare assorbenti o salvaslip al di fuori del ciclo mestruale
• indossare biancheria intima di cotone e bianca

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