Le madri con più figli hanno un sonno più frammentato rispetto alle mamme di un solo bambino, ma il numero di bimbi in una famiglia non sembra influenzare la qualità del sonno dei padri. A suggerirlo sono i risultati di un'analisi condotta da un team di ricercatori della McGill University
I neogenitori tornano a dormire come prima della gravidanza solo dopo il compimento dei sei anni di età del figlio e in media le mamme tendono a dormire meno dei papà. A suggerirlo sono i risultati di un nuovo studio condotto da un team di ricercatori della McGill University, che ha analizzato la qualità del sonno di 111 genitori nelle due settimane successive al parto.
Dall'analisi, descritta nel dettaglio in un articolo pubblicato sul Journal of Sleep Research, è emerso che le madri con più figli tendono ad avere un sonno più frammentato rispetto alle mamme di un solo bambino, ma il numero di figli in una famiglia non sembra influenzare la qualità del sonno dei padri.
Lo studio nel dettaglio
"Che si tratti di confortare il figlio o per motivi di allattamento le mamme tendono a svolgere gran parte del lavoro notturno", ha spiegato Marie-Hélène Pennestri, tra i ricercatori che hanno condotto lo studio.
Dallo studio, in particolare, è emerso che le madri con un solo figlio, a parità di ore di riposo, hanno riferito di avere un sonno di migliore qualità rispetto alle mamme con più figli.
"Le neo-mamme erano associate a sonni meno frammentati rispetto alle donne che si occupavano del secondo o terzo figlio, ma il totale di ore di sonno sembrava indipendente dal numero di bambini. I disturbi del sonno delle madri con più di un figlio potrebbero essere spiegati dalla necessità di assistere anche i più grandi, non solo i neonati", ha aggiunto la ricercatrice.
Il sonno dei papà
Non è stata notata, invece, alcuna alterazione nel sonno dei padri. "I disturbi delle dormite dei genitori sono spesso dovuti al fatto che i bimbi dormono tipicamente in brevi periodi di tre o quattro ore, anche se alcuni dormono tutta la notte entro i sei mesi di vita. Se l'assistenza all'infanzia non avviene in modo collaborativo, tuttavia, possono manifestarsi tensioni nel rapporto coniugale", ha precisato Pennestri. Gli autori precisano che il 96% dei padri che ha preso parte allo studio stava lavorando, per cui le madri potrebbero aver deciso volontariamente di occuparsi del figlio per non aumentare il carico di stress sul compagno.
"Prendersi cura dei figli è un compito importante che deve essere svolto da entrambi i genitori. Potrebbe essere utile impostare degli interventi distribuire equamente le attività notturne di assistenza all'infanzia, che tengano tuttavia conto delle esigenze e della situazione di ogni membro della coppia, come il lavoro o gli altri impegni importanti", ha concluso Pennestri.