19 di loro sono risultati positivi al virus dopo la nascita e uno ha avuto delle complicazioni respiratorie, risolte in seguito a un ricovero in terapia intensiva
681: è questo il numero dei bambini nati da madri positive al Sars-CoV-2 durante la prima ondata. 19 di loro sono risultati positivi al virus dopo la nascita e uno ha avuto delle complicazioni respiratorie, risolte in seguito a un ricovero in terapia intensiva. Più della metà dei neonati sono potuti rimanere accanto alle madri dopo il parto, nel 27% dei casi è stato praticato il contatto pelle a pelle e il 76% dei bimbi ha ricevuto il latte materno. Questi dati sono stati raccolti nell’ambito del progetto sull'infezione da Sars-CoV-2 in gravidanza, al parto e in puerperio, coordinato dall'Italian Obstetric Surveillance System (ItOSS) dell'Istituto Superiore di Sanità (Iss).
875 donne in gravidanza positive al coronavirus
Finora il progetto, che coinvolge tutti i punti nascita del Paese in cui vengono assistite donne con infezione confermata da Sars-CoV-2 in atto o pregressa, ha raccolto i dati del percorso clinico delle donne coinvolte e dei neonati dal 25 febbraio, data del primo caso ostetrico in Italia, al 30 settembre. In questo periodo, le donne in gravidanza positive al coronavirus sono state 875, oltre la metà delle quali in Lombardia. Solo il 2% delle 667 donne che hanno portato a termine la gravidanza è stato ricoverato in terapia intensiva. Non è stato segnalato alcun decesso.
I risultati ottenuti
L’Iss spiega che le caratteristiche e gli esiti clinici delle 667 donne con infezione da Sars-CoV-2 che hanno partorito non si discostano molto da quelli descritti per la popolazione generale. “Complessivamente, il 18,6% ha sviluppato una polmonite interstiziale. La percentuale dei parti pretermine ha riguardato il 13% delle gravidanze, quasi il doppio del tasso nazionale, ma il 71% è ascrivibile alla decisione di anticipare il parto e non all’insorgenza spontanea. Il tasso di cesarei è stato pari al 34%, in linea con quello nazionale”. Dai dati ottenuti è emerso anche che le condizioni di salute dei bambini che non sono stati separati dalle madri durante il ricovero non sono peggiori di quelle dei piccoli allontanati alla nascita. Al 30 settembre sono state registrate sei morti in utero e una morte neonatale non riconducibili al coronavirus e nessuna morte materna. “La trasmissione del virus da mare a neonato sembra possibile, ma molto rara e non influenzata dalla modalità del parto, dall’allattamento o dal rooming-in”, aggiunge l’Iss.
Le considerazioni degli esperti dell’Iss
“Dai dati raccolti emerge che, salvo nei rari casi di condizioni cliniche gravi, i benefici del parto vaginale, del contatto madre-bambino, del rooming-in e dell’allattamento sono molto superiori ai rischi dell’infezione, e vanno pertanto promossi nonostante la pandemia”, spiega Serena Donati, la responsabile dello studio. Silvio Brusaferro, il presidente dell’Iss, sottolinea che “la rapidità di avvio delle procedure operative, l’adesione nazionale al progetto, la condivisione di strumenti comuni per la raccolta dati, la qualità e la completezza delle informazioni raccolte testimoniano come la disponibilità di reti attive rappresenti un elemento essenziale nella preparazione in caso di emergenza sanitaria”.