Il professore ha spiegato che i corticosteroidi, il Remdesivir e la terapia anticoagulante, se somministrati col giusto tempismo, possono essere efficaci nell’indurre una rapida guarigione nei pazienti
Durante un intervento a Sky TG24, il professor Fabio Ciceri, direttore Scientifico dell'IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano e primario delle Unità di Ematologia e Trapianto di Midollo Osseo e Oncoematologia, ha parlato di tre cure efficaci contro il coronavirus Sars-CoV-2. “Oggi abbiamo almeno tre certezze di terapia, che vengono da degli studi di confronto. Si tratta di terapie semplici e che rappresentano un’opzione disponibile. La prima è quella della terapia con i corticosteroidi: quando un paziente va incontro a un’insufficienza respiratoria, il cortisone, dato precocemente, è efficace nell’accelerare la guarigione. La seconda novità è un farmaco antivirale che viene dalla terapia dell’Hiv, il Remdesivir. Il suo uso ha reso più rapida la guarigione dei malati”, spiega l’esperto.
La terapia anticoagulante
In ultimo luogo, Ciceri ha spiegato che anche una terapia anticoagulante, a base di Eparina, sta aiutando i medici nella lotta al Covid-19. Se instaurata precocemente può prevenire fenomeni trombotici e micro-trombotici del letto vascolare polmonare e anche di altri organi, che caratterizzano la malattia e che contribuiscono alla grave insufficienza degli organi delle forme più avanzate. “Si tratta di tre misure semplici, ma che se instaurate precocemente possono essere molto efficaci nell’indurre una rapida guarigione”, ha concluso l’esperto.
Magrini: “Lo standard di cura è cambiato”
Anche Nicola Magrini, il direttore generale dell’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa), ha fatto il punto sulle cure anti-Covid disponibili in un intervento ad Agorà, su Rai 3. Ha sottolineato che rispetto ai primi mesi dell’emergenza coronavirus lo standard di cura ha subito delle importanti variazioni. “Per esempio, la clorochina non ha mostrato dati positivi. Invece, il cortisone è diventato uno dei cardini della terapia: uno studio inglese ha mostrato che riduce la mortalità. E l’eparina è diventata un altro pilastro del trattamento”. Per quanto riguarda la terapia del plasma iperimmune “non sappiamo ancora se funziona e in quali pazienti”, ha concluso Magrini.