La ricerca, condotta dagli esperti dell’Università di Pisa e dell’Azienda ospedaliero-universitaria pisana (Aoup), apre la strada alla medicina di precisione, in cui l'impiego di biomarcatori specifici consente di ottimizzare terapie farmacologiche per il trattamento di patologie importanti
Dalla ricerca scientifica italiana arriva un’importante nuova scoperta che consentirà di ottimizzare le terapie farmacologiche per il trattamento del morbo di Crohn.
Un team di medici e docenti dell’Università di Pisa e dell’Azienda ospedaliero-universitaria pisana (Aoup) ha identificato un nuovo biomarcatore plasmatico, l'oncostatina M, per il trattamento di questa grave patologia infiammatoria intestinale. Come spiegato dagli autori dello studio sulle pagine della rivista specializzata Alimentary Phamacology & Therapeutics, sarà sufficiente valutare la concentrazione plasmatica di Oncostatina M, tramite un’analisi del sangue, per ottimizzare e personalizzare il trattamento dei pazienti affetti dal morbo di Crohn.
Lo studio nel dettaglio
Per compiere lo studio, i ricercatori coordinati dal dottor Lorenzo Bertani dell'Ateneo pisano, hanno analizzato le cartelle cliniche di 45 pazienti con malattia di Crohn da moderata a grave in cura presso il Percorso dipartimentale per le malattie infiammatorie croniche intestinali dell’Ospedale di Cisanello (Pisa). Sono così riusciti a dimostrare che i pazienti che avevano una concentrazione plasmatica di Oncostatina M più bassa prima dell'inizio del trattamento rispondevano meglio all'anticorpo monoclonale infliximab, un farmaco impiegato per trattare una serie di malattie autoimmuni fra le quali il morbo di Crohn. Nelle specifico, come precisato dagli autori dello studio in un comunicato dedicato, il miglioramento è stato documentato sia in termini di remissione clinica della malattia che di guarigione della mucosa intestinale.
“I risultati rappresentano a nostro avviso una scoperta di primaria importanza nell'ambito della cosiddetta medicina di precisione, in cui l'impiego di biomarcatori specifici consente di ottimizzare terapie farmacologiche per il trattamento di patologie importanti come le malattie infiammatorie croniche intestinali”, hanno spiegato Matteo Fornai e Luca Antonioli, ricercatori dell’Università di Pisa.
Cos’è la malattia di Crohn
Come riporta il portale del polo ospedaliero milanese Humanitas, la malattia di Crohn, le cui cause sono tuttora sconosciute, è caratterizzata da un’infiammazione cronica dell’intestino, che può colpire tutto il tratto gastrointestinale. Questa patologia colpisce in circa il 90% dei casi l’ultima parte dell’intestino tenue (ileo) e il colon.
Quanto ai sintomi, i più frequenti sono diarrea cronica (che persiste per più di 4 settimane), spesso notturna, associata a dolori e crampi addominali, talvolta con perdite di sangue misto alle feci, e con febbricola che insorge alla sera, oppure con dolori articolari, o con altre manifestazioni non intestinali. Spesso chi ne soffre nota un calo di peso importante.