Influenza aviaria, Unione Europea in allerta per nuove epidemie

Salute e Benessere

“C’è il rischio che un improvviso calo delle temperature nella Russia centrale e nel Kazakistan inneschi il dilagare del virus”, precisano in una nota Efsa e Ecdc, invitando i Paesi dell’Ue a intensificare la sorveglianza e le misure di biosicurezza per prevenire possibili nuove epidemie

L'Unione Europea è in allerta per il rischio, seppur “molto basso”, di nuove epidemie di influenza aviaria. Nell'ultimo aggiornamento riferito al periodo compreso tra maggio e agosto 2020 (intitolato “Avian influenza overview May – August 2020”), l'Autorità europea per la Sicurezza Alimentare (Efsa) e il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) invitano i Paesi dell’Unione europea a “intensificare la sorveglianza e le misure di biosicurezza per prevenire possibili nuove epidemie di influenza aviaria quest'anno”. 

©Ansa

Focolai in Russia occidentale e Kazakistan

 

L’allarme, come riporta il documento, è strettamente correlato ai focolai di influenza aviaria ad alta patogenicità (HPAI) verificatisi negli ultimi mesi tra gli uccelli selvatici e il pollame nella Russia occidentale e nel Kazakistan. “È noto che la regione è una rotta di migrazione autunnale degli uccelli acquatici diretti in Europa”, precisano Efsa e Ecdc, che in via preventiva, conformemente alla legislazione UE sui sistemi di riduzione del rischio e di individuazione precoce dell'HPAI, invitano i Paesi dell’Ue ad “adottare misure per individuare tempestivamente i casi sospetti di HPAI e aumentare le misure di biosicurezza negli allevamenti avicoli”, e ad “allertare le autorità sanitarie veterinarie e faunistiche circa il probabile rischio di ingresso dell'HPAI e sollecitarle a tenere sotto osservazione nonché effettuare celermente test sugli uccelli selvatici morti o malati”.

 

Efsa: “Il rischio di trasmissione dei virus resta molto basso”

 

“C’è il rischio che un improvviso e duraturo calo delle temperature nella Russia centrale e nel Kazakistan inneschi il dilagare del virus dell’influenza aviaria”, si legge nel documento. 

Durante le ondate 2005-2006 e 2016-2017, come dimostrato da diverse ricerche di settore, il freddo portò alla rapida propagazione, da queste zone verso ovest, del virus dell'aviaria tramite uccelli migratori infetti. "Alla luce dell'esperienza passata l'Europa settentrionale e quella orientale sembrano le più vulnerabili a nuove epidemie", precisano Efsa e Ecdc nell’ultimo aggiornamento , ma "non è da escludere una successiva diffusione ai Paesi dell'Europa meridionale e occidentale". "Il rischio di trasmissione dei virus dell'influenza aviaria alla popolazione europea resta molto basso.    Tuttavia, si consiglia di non toccare gli uccelli morti senza indossare adeguati dispositivi di protezione individuale”, conclude Efsa. 

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