Lo indicano i risultati di uno studio condotto dai ricercatori della Fondazione Bruno Kessler, con la collaborazione delle istituzioni sanitarie lombarde, della Fondazione valorizzazione ricerca trentina e di vari atenei milanesi e statunitensi
Per calcolare la probabilità di sviluppare sintomi più o meno gravi in seguito all’infezione da Covid-19 (segui la DIRETTA di Sky TG24), i ricercatori della Fondazione Bruno Kessler hanno condotto uno studio su 4.326 persone in Lombardia. Guidati dal ricercatore trentino Stefano Merler, gli esperti hanno potuto contare sulla collaborazione delle istituzioni sanitarie lombarde, della Fondazione valorizzazione ricerca trentina e di vari atenei milanesi e statunitensi. Dai risultati della loro ricerca è emerso che il 69,1% di tutti i soggetti con meno di 60 anni che hanno contratto l’infezione da Sars-CoV-2 non ha sviluppato sintomi clinici, ossia problemi respiratori o febbre al di sopra dei 37,5 gradi. L’81,4% delle persone con meno di 20 anni non ha avuto sintomi dopo essere stato infettato dal coronavirus Sars-CoV-2. Infine, il 6,9% degli infetti con più di 60 anni ha avuto sintomi critici, tali cioè da rendere necessarie delle cure intensive o da poter causare il decesso.
Il ruolo dei bambini nell’epidemiologia di Covid-19
Nel complesso, lo studio indica che il rischio di sviluppare dei sintomi in seguito all’infezione da Covid-19 aumenta con l’età. Per le donne la probabilità di andare incontro a dei sintomi critici è inferiore del 53,5%. Infine, per gli individui con più di 80 anni le infezioni asintomatiche scendono al 33,1%. “Questo lavoro permette di dimostrare chiaramente le difficoltà di individuare le infezioni con la sola sorveglianza, visto che la maggior parte di queste non sono associate a sintomi respiratori o febbre”, osserva Merler. “Non da meno, l’indagine rappresenta un utile tassello per capire meglio il ruolo dei bambini nell’epidemiologia di Covid-19, ma ci sono ancora molti punti da chiarire per avere un quadro più chiaro. Quanto trasmettono i bambini rispetto agli adulti? E, ancora più importante, in che modo eventualmente il virus può trasmettersi nella comunità, a partire da focolai in un ambiente scolastico”, conclude il ricercatore.