E’ stato possibile scoprirlo grazie alla caratterizzazione di 59 nuovi genomi virali italiani, condotta dai ricercatori dell'Università Statale di Milano
Uno studio italiano basato sulla caratterizzazione di 59 nuovi genomi virali italiani, è riuscito a scoprire che l'epidemia di Covid-19 nel nostro Paese porta la firma del coronavirus di ceppo “europeo” B1, ovvero quello arrivato in Germania da Shanghai, mentre il ceppo originario di Wuhan sembra avere un ruolo praticamente secondario. A segnalarlo è un lavoro di ricerca coordinato dell’equipe guidata dalla ricercatrice Alessia Lai e dai docenti dell'Università Statale di Milano, Massimo Galli, Claudia Balotta e Gianguglielmo Zehender del dipartimento di Scienze Biomediche e Cliniche "Luigi Sacco" e del Centro di Ricerca Coordinata Epidemiologia e Sorveglianza Molecolare delle Infezioni dell'Università Statale di Milano. Lo studio, condiviso in pre-print sul sito medRxiv, permette così di aumentare il numero delle sequenze ottenute in Italia da infezioni legate al territorio.
Gli esiti dello studio
"I 59 campioni provengono da pazienti di Lombardia, Veneto, Marche e Toscana: di questi, ben 58 appartengono al ceppo europeo B1, arrivato dalla Germania: secondo la nostra analisi filogenetica, era presente in Italia già a inizio febbraio", ha spiegato Zehender, professore associato di igiene alla Statale di Milano. "A sorpresa solo un paziente del Veneto, che non ha riferito viaggi recenti o contatti con persone dalla Cina, è risultato contagiato dal virus del ceppo ancestrale B di diretta importazione da Wuhan”, ha poi aggiunto l’esperto. Infatti, come si legge anche in un comunicato diramato dallo stesso ateneo milanese, dall’indagine è emersa la schiacciante prevalenza in Italia “di un singolo lignaggio virale ascrivibile, secondo uno dei sistemi di classificazione più largamente impiegati, al lignaggio B.1 e correlabile al primo cluster Europeo, che ha avuto luogo in Germania attorno al 20 gennaio ed è stato causato dalla documentata importazione di un ceppo circolante a Shanghai”. Il dato curioso, come detto, è quello che riguarda un solo caso, quello del paziente veneto, che pur non avendo avuto contatti diretti o indiretti con la Cina, ha permesso di individuare il “lignaggio ancestrale B, simile quindi all’isolato giunto in Italia alla fine di gennaio per diretta importazione dalla città di Wuhan con i due turisti cinesi poi assistiti allo Spallanzani”, spiegano i ricercatori.
Allargare le osservazioni
Grazie a questo lavoro di ricerca, spiegano ancora i ricercatori, è ora possibile allargare le osservazioni già fatte nelle prime fasi dell’epidemia, ad un numero di sequenze e ad un range temporale più ampio, così da poter ipotizzare la diffusione in gran parte prevalente in Italia di un ceppo di SARS-CoV-2 originato da un’unica fonte iniziale di contagio, oltre alla sua successiva differenziazione in sotto-lignaggi attualmente. “Il ruolo, anche se probabilmente minoritario o marginale, sostenuto da ceppi diversi dal prevalente merita tuttavia una più approfondita indagine su un più ampio campione, anche al fine di comprenderne l’origine e la reale diffusione in Italia”, hanno concluso gli specialisti.