Coronavirus, le autopsie possono rivelare coaguli del sangue

Salute e Benessere

Nei pazienti che hanno contratto il Covid-19 sono stati rilevati in numerosi organi: si tratta di informazioni importanti, in attesa del vaccino, che possono rappresentare una fonte utile di informazioni per la ricerca di possibili trattamenti. A suggerirlo è uno studio degli esperti del Langone Medical Center che fa parte della New York University

Nella coagulazione del sangue potrebbero esserci informazioni importanti per scoprire ulteriori dettagli sull’azione del nuovo coronavirus. A sottolinearlo è uno studio, pubblicato sulla rivista scientifica “The Lancet” e condotto dai ricercatori del Langone Medical Center, presso la New York University, che dopo aver eseguito diverse autopsie, sono riusciti ad individuare coaguli nella maggior parte degli organi. "Sapevamo che la coagulazione del sangue rappresentasse uno dei problemi principali nei pazienti affetti da Covid-19, ma la portata di questo fenomeno è più vasta di quanto ci aspettassimo", ha spiegato Amy Rapkiewicz, presidente del Dipartimento di Patologia presso il Langone Medical Center.

Il ruolo delle autopsie

Rapkiewicz, che coordina le autopsie alla NYU Langone Health, aveva notato che in alcuni organi erano presenti alcune cellule particolari la cui presenza raramente veniva riscontrata in quegli stessi organi. Si trattava di una situazione vagamente familiare, come si legge anche in un articolo sull’argomento pubblicato dal “The Washington Post”, che poi è venuta a galla quando l’esperta ha trovato un riferimento in un rapporto degli anni '60 su un paziente con febbre dengue. Nella dengue, una malattia tropicale trasmessa dalle zanzare, il virus sembrava distruggere queste cellule, che producono piastrine, portando a sanguinamenti incontrollati. Il nuovo coronavirus è parso amplificare questo effetto, causando una pericolosa coagulazione. Insomma, c’erano dei parallelismi: "Il Covid-19 e la dengue non hanno grandi affinità, ma le cellule coinvolte sono simili", ha spiegato. Le autopsie, suggerisce ancora il TWP, sono state a lungo una fonte di scoperte scientifiche, ad esempio nella comprensione di malattie come l’Aids e l’ebola e la comunità medica conta su di esse per fare lo stesso con il Covid-19, la malattia causata dal nuovo coronavirus. Con un vaccino probabilmente in arrivo nei prossimi mesi, anche negli scenari più ottimistici, le autopsie stanno diventando una fonte utile di informazioni per la ricerca di possibili trattamenti.

Una coagulazione diffusa

Tra i risultati più importanti, coerenti in diversi studi, gli esperti del Langone Medical Center hanno avuto la conferma che il virus sembra attaccare i polmoni in modo particolarmente aggressivo. Hanno anche trovato l'agente patogeno in alcune parti del cervello, dei reni, del fegato, del tratto gastrointestinale e della milza e nelle cellule endoteliali che rivestono i vasi sanguigni. I ricercatori hanno anche riscontrato una coagulazione diffusa in molti organi del corpo umano. "La coagulazione coinvolgeva la maggior parte dei vasi, con un'estensione preoccupante. Ci aspettavamo problematiche polmonari, ma dalle nostre analisi sono emerse situazioni del genere nella maggior parte degli organi considerati, dal cuore, ai reni al fegato", ha aggiunto Rapkiewicz. Tra le altre rivelazioni emerse dalle autopsie, anche una bassa insorgenza di miocardite. "Credevamo che l'infiammazione cardiaca fosse uno dei problemi più comuni, ma i nostri risultati mostrano che in realtà gli episodi di questo tipo non sono stati numerosi, anzi".

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