Uno studio dell’università di Cincinnati ha provato che curando l’infezione dopo il trapianto i risultati sono gli stessi di chi riceve un organo sano
I trapianti di fegato possono essere effettuati anche con organi di donatori positivi all’epatite C. I pazienti verrebbero trattati dall’infezione successivamente al trapianto e i risultati sarebbero gli stessi di chi riceve un organo sano. È ciò che dimostra uno studio dell'università di Cincinnati pubblicato su Liver Transplantation. La messa in pratica amplierebbe la disponibilità di organi e andrebbe quindi a ridurre in maniera importante le liste d'attesa.
I dettagli dello studio dell’università di Cincinnati
Come si può leggere su di un articolo pubblicato dall’università statunitense, l'analisi è stata condotta su due gruppi di 32 pazienti, uno dei quali ha ricevuto tra giugno 2018 e ottobre 2019 trapianti di fegato da donatori che erano positivi all'epatite C, mentre l'altro da donatori negativi. In media 47 giorni dopo l'intervento ai pazienti del primo gruppo sono state somministrate le terapie con gli antivirali di ultima generazione. L'età media di chi ha ricevuto un fegato positivo all’HCV era di 60 anni, mentre per l’altro gruppo 57. Venti anni più giovani i donatori. La maggior parte dei partecipanti allo studio era composta da maschi bianchi. Per i riceventi di organi infetti da epatite C, le cure sono iniziate 47 giorni dopo il trapianto; in questo modo i medici hanno scongiurato il rischio di complicazioni.
Risultati incoraggianti, più organi a disposizione
"Gli organi positivi all'HCV possono essere utilizzati in modo sicuro in pazienti che non hanno l'infezione, e l’epatite C può essere debellata in modo sicuro, aumentando così le possibilità per i pazienti di ricevere trapianti di organi vitali", ha spiegato Nadeem Anwar, professore del Dipartimento di Medicina Interna dell'università di Cincinnati. “Tutti i pazienti che hanno ricevuto il fegato con l'infezione sono poi guariti dal virus”, sottolinea Shimul Shah, l'autore principale dello studio. “C'è una grande differenza tra la domanda e l'offerta di fegati, e finora gli organi affetti da Hcv venivano scartati. Con questo studio è chiaro che possiamo aiutare più pazienti ad essere trapiantati usando organi positivi all'Hcv", conclude Shah evidenziando i benefici sulle liste d’attesa.