I risultati di un nuovo studio condotto sui topi da un team di ricercatori della Rockefeller University di New York suggeriscono che le variazioni presenti in un singolo gene, chiamato ApoE, sarebbero in grado di alterare la progressione del melanoma
I risultati di un nuovo studio condotto sui topi da un team di ricercatori della Rockefeller University di New York suggeriscono che il rischio di sviluppare metastasi potrebbe essere scritto nel Dna fin dalla nascita. Nello specifico, gli esperti hanno dimostrato che le variazioni presenti in un singolo gene (ApoE) sarebbero in grado di alterare la progressione del melanoma, un tipo di cancro della pelle, e sospettano che queste variazioni ereditarie possano avere lo stesso effetto anche su altre tipologie di cancro.
Il gene ApoE, studiato finora per il suo legame con l'Alzheimer, è presente in tutte le cellule del corpo e potrebbe svolgere un ruolo fondamentale nella progressione delle neoplasie in quanto genera una proteina che interverrebbe in vari meccanismi che consentono alle cellule cancerose di sviluppare metastasi, quali la capacità di generare nuovi vasi sanguigni, crescere in profondità nei tessuti sani e resistere agli “attacchi” delle difese immunitarie.
Lo studio nel dettaglio
Studiando nei topi l’evoluzione del melanoma, i ricercatori hanno rilevato che i roditori portatori della variante ApoE4 tendono a sviluppare tumori della pelle di dimensioni più piccole rispetto agli animali con ApoE2 e ApoE3 e che difficilmente formano metastasi. Inoltre, dallo studio, descritto nel dettaglio sulle pagine della rivista specializzata Nature, è emerso che i topi con variante ApoE4 sembrano avere più cellule immunitarie in grado di combattere il cancro e meno vasi sanguigni che nutrono il melanoma. "Pensiamo che un impatto importante delle variazioni di ApoE derivi dalle differenze nel modo in cui modulano l'attacco del sistema immunitario", ha spiegato Benjamin Ostendorf, tra i ricercatori che hanno condotto lo studio.
I risultati della ricerca
Un’ulteriore conferma delle loro ipotesi è emersa dall’analisi dei dati genetici relativi a oltre 300 pazienti con melanoma, che ha evidenziato come la sopravvivenza dei portatori della variante ApoE4 sia in media più lunga rispetto ai soggetti con le altre due varianti.
Confrontando le informazioni emerse dalla ricerca condotta sui roditori con i dati genetici relativi dei pazienti affetti da melanoma, gli esperti hanno dimostrato che i portatori di ApoE4 sembrano reagire meglio alle terapie che potenziano il sistema immunitario.
“La scoperta potrebbe trasformare il modo in cui gli scienziati pensano alle metastasi del cancro e portare a una migliore comprensione dei rischi dei pazienti al fine di ottimizzare la scelta dei trattamenti”, spiegano gli esperti.