Prima foto d’epoca dell’Hiv, ottenuta mappando virus risalente al 1966
Salute e BenessereIl materiale genetico del virus, trovato nel linfonodo di un 38enne congolese, si è conservato per più di cinquant'anni in paraffina. Il risultato si deve ai ricercatori delle Università dell'Arizona e di Kinshasa
Mappando un campione del virus responsabile dell'Aids risalente agli anni ’60, il più vecchio di cui sia stato possibile recuperare quasi tutto il materiale genetico, è stata “scattata” la prima foto d’epoca dell’Hiv. Il risultato, descritto nel dettaglio sulle pagine della rivista specializzata dell'Accademia americana delle scienze (Pnas), si deve ai ricercatori delle Università dell'Arizona e di Kinshasa ed è stato ottenuto sequenziando il genoma del virus, risalente al 1966, trovato nel linfonodo di un 38enne congolese.
Il materiale genetico del virus si è conservato quasi perfettamente per più di mezzo secolo in paraffina.
Nuovi indizi: origine della pandemia a cavallo tra Ottocento e Novecento
Le analisi condotte sul campione di virus Hiv confermano l'origine della pandemia nel periodo di tempo compreso tra il 1881 e il 1918 e offrono informazioni preziose per riuscire a ricostruire la storia del virus. L’Hiv, infatti, è stato ampiamente studiato solo dopo gli anni ’80.
Responsabile del decesso di milioni di persone in tutto il mondo, la sua storia presenta tuttora un grande tassello mancante, dalla sua origine agli anni ’80.
Basti pensare, come spiegato nel dettaglio sulle pagine del portale Epicentro, dell’Istituto Superiore di Sanità, che la sindrome da immunodeficienza acquisita è stata riportata per la prima volta in letteratura nel 1981, anche se già negli anni Settanta erano stati riportati casi isolati di Aids negli Stati Uniti e in numerose altre aree del mondo.
Hiv, nuovo test "istantaneo" per controllare la carica virale residua nei bambini
Tra gli ultimi risultati delle ricerca di settore, un team di scienziati dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma ha messo a punto un nuovo test “istantaneo” per valutare la carica virale residua nei bambini affetti da Hiv, che avrebbe un affidabilità superiore al 95%. Si tratta di una soluzione particolarmente utile nei Paesi più poveri, in cui la malattia è ancora fortemente presente.
“Un test così semplice e sicuro da poter essere effettuato anche in condizioni improponibili per i classici test, come un ospedale da campo o un camper medico. Costa inoltre poche decine di euro contro le centinaia degli altri test”, spiegano i ricercatori sulla rivista scientifica “The Lancet”.