Coronavirus e fase 2, Gimbe: “È giungla di tamponi. Sono troppo pochi”

Salute e Benessere

In un nuovo comunicato, Fondazione Gimbe mette in evidenza una grande disparità tra i criteri adottati dalle Regioni per l’esecuzione dei tamponi e chiede al Governo di definire una soglia minima giornaliera di 250 test per 100mila abitanti

È giungla di tamponi nella fase 2: ne vengono eseguiti troppo pochi e con criteri che variano da Regione a Regione.  A lanciare l’allarme è Fondazione Gimbe, che in un nuovo comunicato sottolinea la necessità di un controllo più ampio sulla diffusione dei contagi da coronavirus: la media nazionale è ad ora di 88 tamponi per 100.000 abitanti/die. 

L’organizzazione richiama le Regioni a estendere il numero dei tamponi e chiede al Governo di definire una soglia minima giornaliera di 250 test per 100mila abitanti. 

Tamponi: “C’è una forte variabilità regionale” 

 

“Le nostre analisi effettuate sugli ultimi 14 giorni forniscono tre incontrovertibili evidenze: innanzitutto, si conferma che circa un terzo dei tamponi sono “di controllo”; in secondo luogo il numero di tamponi per 100.000 abitanti/die è molto esiguo rispetto alla massiccia attività di testing necessaria nella fase 2; infine, esistono notevoli variabilità regionali sia sulla propensione all’esecuzione dei tamponi, sia rispetto alla percentuale di tamponi “diagnostici””, spiega il presidente Nino Cartabellotta.  

Nella classifica, la Provincia autonoma di Trento è prima per numero di tamponi: ne vengono eseguiti 222 al giorno ogni 100mila abitanti, nonostante il 46.7% sia di natura diagnostica. La Lombardia, pur essendo la Regione più colpita dal virus, ne fa 99, di cui la metà “di controllo” (test eseguiti su uno stesso soggetto per verificare l’eventuale guarigione). In coda le Regioni del sud e per ultima la Puglia con 37 test al giorno, quasi totalmente diagnostici. La graduatoria varia se si prende in considerazione la quantità di test diagnostici effettuati nelle Regioni. In questo caso l’ultimo posto in classifica è riservato alla Campania, che esegue in media 47 test al giorno di cui solo 12 diagnostici. 

 

Servono più tamponi

 

Alla luce dell’alta disparità del numero tamponi eseguiti nelle diverse Regioni, Fondazione Gimbe da un lato "richiama tutte le Regioni a implementare l'estensione dei tamponi diagnostici, dall'altro chiede al Ministero della Salute di inserire tra gli indicatori di monitoraggio della fase 2 un minimo di almeno 250 tamponi diagnostici al giorno per 100.000 abitanti". Il numero dei nuovi casi è, infatti, strettamente correlato alla quantità di tamponi diagnostici eseguiti dalle Regioni. Ragion per cui, come ribadisce l’organizzazione nella nota, “il Governo oltre a favorire le strategie di testing, deve neutralizzare comportamenti opportunistici delle Regioni finalizzati a ridurre la diagnosi di un numero troppo elevato di nuovi casi che, in base agli algoritmi attuali, aumenterebbe il rischio di nuovi lockdown". 

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