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Coronavirus: in Cina potrebbe aver iniziato a circolare nell’uomo prima del previsto

Salute e Benessere
Coronavirus (Ansa)

A suggerirlo sono i risultati di un nuovo studio, in via di pubblicazione sul Journal of Medical Virology, condotto nel dipartimento di Scienze Biomediche e Cliniche dell'Ospedale Sacco di Milano e nell’Episomi 

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In Cina, il nuovo coronavirus SARS-CoV-2 potrebbe aver iniziato a circolare nell’uomo prima del previsto: tra la fine di ottobre e la prima metà di novembre. A suggerirlo sono i risultati di un nuovo studio, in via di pubblicazione sul Journal of Medical Virology, condotto nel dipartimento di Scienze Biomediche e Cliniche dell'Ospedale Sacco di Milano e nel Centro di ricerca di Epidemiologia e sorveglianza molecolare delle infezioni (Episomi), dell’Università Statale di Milano.
Il risultato si deve agli esperti Massimo Galli, Alessia Lai, Annalisa Bergna, Carla Acciarri e Gianguglielmo Zehender.

Lo studio nel dettaglio

Stando a quanto emerso dal nuovo studio, pubblicato sul sito MedRxiv, il virus sarebbe comparso in Cina alcune settimane prima rispetto ai primi casi di polmonite identificati nel focolaio dell’epidemia, la città di Wuhan.
"Il nostro laboratorio ha appena pubblicato uno studio su 52 sequenze virali, tutte ottenute in Cina, che ci ha consentito di datare tra la fine di ottobre e la prima metà di novembre la comparsa del virus come virus in grado di infettare l'uomo”, ha riferito a NewsMediaset il direttore dell'Istituto di scienze biomediche dell'Ospedale Sacco di Milano, Massimo Galli, tra i ricercatori che hanno condotto lo studio.
Per giungere a questa conclusione, gli esperti hanno analizzato 52 genomi completi del nuovo coronavirus depositati nelle banche internazionali di dati genetici il 30 gennaio 2020, riuscendo a ricostruire la diffusione del coronavirus SARS-CoV-2 in Cina.
In un solo mese, da novembre a dicembre, il virus è passato da un numero riproduttivo ridotto, inferiore a 1, a 2.6. Ciò suggerisce, stando all’ipotesi degli esperti, che le trasmissioni da uomo a uomo, inizialmente caratterizzate da un’efficienza limitata, potrebbero essersi rafforzate e velocizzate nel mese di dicembre.
“È verosimile che tale rapidità di crescita dei casi si sia successivamente ridotta in seguito alle misure restrittive adottate in Cina”, spiegano i ricercatori. 

Futuri studi sul ceppo italiano del virus  

La stessa analisi, se condotta sul ceppo italiano del coronavirus, isolato dai ricercatori dell’Ospedale Sacco di Milano, potrà aiutare a ricostruire l’evoluzione del virus in Italia. "Per capirci il virus è arrivato dall'Oriente, parliamo di “italiano” perché isolato in persone italiane che non risulta abbiano avuto contatti con la Cina, cioè con il Paese dov'è nato il problema, ma che si sono infettati qua, contagiate da altre persone che non sappiamo se hanno o no viaggiato in Cina. Quindi è un virus che ha circolato in Italia”, ha spiegato Galli. “Sui ceppi italiani ma ancora di più sulle sequenze che si potranno e che stiamo estraendo insieme ad altri laboratori dai campioni dei pazienti, potremo ricostruire l'evoluzione del virus in Italia e vedere se riusciamo a capire attraverso questa evoluzione quando è possibile datare il suo arrivo nel nostro Paese".