Toscana, isolato nel sangue di 153 pazienti il superbatterio New Delhi

Salute e Benessere
Immagine di archivio (Ansa)

Il dato, aggiornato all’1 gennaio, è stato reso noto dall’Agenzia regionale di sanità della Toscana sul proprio sito ufficiale. I casi sono risultati letali nel 32% dei pazienti con sepsi 

Da novembre 2018 al 30 dicembre 2019 il batterio New Delhi è stato isolato nel sangue di 153 pazienti in Toscana. Il dato, aggiornato all’1 gennaio, è stato reso noto dall’Agenzia regionale di sanità della Toscana sul proprio sito ufficiale ed è contenuto in uno dei rapporti dedicati al monitoraggio settimanale sulla diffusione del superbatterio Ndm. “I casi sono risultati letali nel 32% dei pazienti con sepsi (non necessariamente si tratta di decessi dovuti all’infezione specifica), percentuale paragonabile alla letalità per questa condizione causata da altri batteri resistenti agli antibiotici carbapenemici", spiega l’Ars. Nell’aggiornamento precedente, risalente al 25 dicembre, si parlava di 150 casi in Toscana e di una mortalità del 33%. 

Che cos’è il superbatterio New Delhi?

“New Delhi Metallo beta-lactamase” (Ndm) è un enzima prodotto da alcuni batteri presenti nell’intestino: la sua caratteristica peculiare è la capacità di annullare l’effetto di numerose tipologie di antibiotici, inclusi i carbapenemi (comunemente impiegati nel trattamento delle infezioni antibiotico-resistenti). Grazie a questo particolare meccanismo di antibiotico-resistenza, certi presenti nella flora intestinale umana possono diventare virulenti in seguito all’esposizione prolungata ad alcune classi di antibiotici. L’enzima Ndm rende i batteri pericolosi, soprattutto per i pazienti immunodepressi o affetti da gravi malattie. Solitamente l’infezione è accompagnata da sintomi come febbre, infezioni del tratto urinario, eruzioni cutanee improvvise, dolori al torace, polmoniti, problemi neurologici e, in alcuni casi, anche disturbi gastrici e artriti.

Come si diffonde?

In base a quanto riportato dalla rivista britannica “Medical News Today”, non tutti i soggetti che entrano in contatto con i batteri resistenti agli antibiotici ne diventano portatori e anche in quest’ultimo caso le probabilità di contrarre l’infezione sono basse. Il rischio di diffusione, come conferma anche l’Agenzia regionale di sanità della Toscana, è maggiormente elevato all’interno delle strutture sanitarie. Secondo gli esperti, la trasmissione dell’infezione può avvenire per contatto ed essere favorita dalla mancata osservanza di corrette pratiche di igiene

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