La strategia è stata messa a punto da ricercatori delle università di Glasgow e Melbourne che hanno infettato gli insetti con un ceppo del batterio Wolbachia, ottenendo risultati incoraggianti
Esiste un metodo efficace ed ecologicamente sostenibile per bloccare la trasmissione del virus della dengue trasmesso dalle zanzare. La dengue ha conosciuto un'enorme diffusione negli ultimi anni, basti pensare che se nel 1970 era presente solo in 9 stati, adesso è presente in più di 100 Paesi, dove è endemica. Circa la metà degli abitanti del pianeta vive in aree dove questa malattia è un problema e si stima vi siano 390 milioni di infezioni l'anno. Per contrastare questo fenomeno, ecco l’esperimento condotto da un team di ricercatori delle università di Glasgow e di Melbourne, che ne hanno raccontato il dettaglio in un articolo pubblicato sulla rivista Current Biology.
Le aree interessate dal test
In particolare i ricercatori dell'università di Glasgow hanno iniettato nelle zanzare il batterio Wolbachia, uno dei microbi parassiti più comuni del mondo e forse il più comune parassita della biosfera che agisca a livello del sistema riproduttivo, ottenendo così un calo medio dei casi del 40%, con punte fino al 90% a Kuala Lumpur, del 76% a Java in Indonesia, del 70% a Niteroi, città vicino Rio De Janeiro, e bloccando la trasmissione del virus in Australia, nel nord del Queensland.
Un ceppo particolare
Gli scienziati, che in precedenza avevano utilizzato per lo stesso esperimento un altro ceppo del batterio, hanno scoperto che il ceppo wAlbB di Wolbachia è stabile ed efficace nella sua azione, anche a temperature di picco giornaliere di 36 gradi o superiori, come comunemente sperimentato nelle aree della Malesia dove la dengue è prevalente. Ogni anno, si legge in un articolo apparso sul sito dell’ateneo scozzese, ci sono circa 90 milioni di casi sintomatici di dengue, che nell'1% dei casi degenera favorendo emorragie potenzialmente letali o sindromi da shock. Nella sola Malesia, nel 2016 sono stati segnalati oltre 100.000 casi di dengue, con un costo annuo stimato per la sanità pari a 175 milioni di dollari.
La zanzara della febbre gialla
Nei loro test, i ricercatori hanno utilizzato lotti di Aedes aegypti, la cosiddetta zanzara della febbre gialla, sottolineando come i batteri in questione rendano più difficile la crescita del virus dentro la zanzara anzichè ucciderla, perchè si servono delle risorse di cui ha bisogno il virus per proliferare. Se dunque il batterio non riesce a replicarsi e aumentare il suo numero nelle zanzare, è plausibile che possano diminuire i contagi. Molte specie di insetti, dicono ancora gli esperti, sono naturalmente infettate da batteri e tra questi ci sono i moscerini della frutta, ma non le zanzare che diffondono la Dengue, come proprio le Aedes aegypti. Con questo presupposto gli esperti hanno iniziato a fare delle micro-iniezioni di Wolbachia nelle uova di zanzara, per vedere se riuscissero ad adattarsi a climi e temperature diversi, trovando poi il ceppo giusto.
Benefici economici e ambientali
Il successo della riduzione dei casi di dengue nei siti coinvolti dagli esperimenti ha poi portato alla cessazione dell'utilizzo degli insetticidi in queste aree, evidenziando sia i benefici ambientali che economici di questo metodo. Il professor Steven Sinkins, autore principale dello studio, si è definito “entusiasta per aver ottenuto questi risultati, che dimostrano la presenza di una varietà di Wolbachia che può essere utilizzata per ridurre efficacemente il numero di casi di dengue in climi molto caldi”. Ora, dicono gli esperti, il prossimo passo sarà quello di tentare l’utilizzo di questo ceppo in siti sempre più grandi. Tra l’altro il metodo sembrerebbe funzionare anche per altri virus collegati, come lo Zika, il chikungunya e la febbre gialla.