A sostenerlo uno studio dell’istituto americano Penn State College of Medicine, che ha posto l’accento sui bambini che entro le otto settimane di vita hanno una temperatura superiore a 38 gradi
I bambini entro le otto settimane di vita e con la febbre alta possono essere sottoposti ad un forte rischio di infezioni. A dirlo è una ricerca dell’americano Penn State College of Medicine i cui ricercatori hanno stabilito che per neonati di questa età avere la febbre può essere un fattore associato a un doppio rischio di sviluppare gravi infezioni batteriche, tra cui la meningite e alcune infezioni del sangue o del tratto urinario. Sulla base dei risultati ottenuti, i ricercatori indicano in una temperatura superiore a 100,4 gradi Fahrenheit, ovvero 38 gradi Celsius, il limite oltre il quale far scattare l’allarme.
Il sistema immunitario dei bambini
"I bambini piccoli hanno un sistema immunitario sottosviluppato e sono suscettibili alle infezioni", ha detto la dottoressa Joshua Davis Milton dell’Hershey Medical Center, struttura facente parte del Penn State Health. "Quelli con gravi infezioni batteriche possono sperimentare un rapido declino delle loro condizioni se non vengono diagnosticati entro un adeguato periodo di tempo", ha poi specificato. Secondo l’esperta, i risultati dello studio pubblicato sul The Journal of Emergency Medicine, sono un'eccezione all'insegnamento tradizionale nell'educazione medica secondo cui l'intensità della febbre non corrisponde necessariamente alla probabilità di infezione. Questa eccezione alla regola si applica però solo ai bambini di età inferiore ai 2 mesi. "I genitori portano bambini di tutte le età al pronto soccorso con febbre alta perché sono preoccupati ma questo può essere fastidioso per i bambini", ha detto la Davis. "L’intensità della febbre non dovrebbe impensierire i genitori dei bambini più grandi perché i loro corpi sono più attrezzati per combattere gravi infezioni batteriche".
Oltre 4mila bambini monitorati
Lavorando con il collega Erik Lehman, la dottoressa Davis ha scoperto che con l'aumentare della temperatura nei bambini di età inferiore ai 60 giorni, aumenta dunque il rischio di gravi infezioni batteriche. Per lo studio il team di lavoro ha analizzato i dati relativi a 4.821 bambini idonei, i quali non avevano precedenti di prematurità, sepsi o recente uso di antibiotici. I ricercatori hanno valutato tre caratteristiche della febbre, intensità, durata e luogo in cui è stata misurata la temperatura. Circa il 70% delle temperature raccolte sono state rilevate in una struttura sanitaria anziché a casa.
I dati rilevati dalla ricerca
Dai dati emersi, durata e luogo di rilevamento della febbre non sono state associate al rischio di infezione, ma è stata valutata invece una relazione statisticamente significativa tra l’intensità della febbre e il rischio di infezioni. Secondo la Davis, nel 20,4% dei bambini con la febbre si sono verificate gravi infezioni batteriche, rispetto al 9,1% dei bambini con temperatura più bassa. "L'intensità della febbre comunque non è sufficiente per escludere o eliminare la possibilità di una grave infezione batterica", ha detto l’esperta. "Ma è certamente uno strumento che potremmo essere in grado di utilizzare per identificare i bambini ad alto rischio di infezioni".