La memoria ha un ‘freno’: scoperto come rimuoverlo

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Gli scienziati hanno scoperto una molecola che può interferire con la formazione dei ricordi (Getty Images)

La molecola Neat1 regola nell’ippocampo la formazione dei ricordi: disattivandola nei topi più vecchi, gli scienziati hanno notato un potenziamento delle capacità di apprendimento 

La memoria possiede un limite naturale che ostacola la formazione di nuovi ricordi e impedisce così di sfruttare tutto il potenziale a disposizione. Secondo quanto scoperto dai ricercatori della University of Alabama at Birmingham questo ‘freno’ sarebbe però rimovibile mettendo nel mirino la molecola Neat1 che opera nell’ippocampo, centro nervoso cruciale per i processi di apprendimento. Grazie agli esperimenti condotti sui topi gli scienziati hanno infatti scoperto che, mettendo fuori gioco questa componente, le prestazioni della memoria migliorano; non a caso, inoltre, la molecola è presente in grandi quantità negli esemplari più anziani, spiegando perché con il passare dell’età risulta più difficile memorizzare nuovi ricordi.

Trovata molecola che regola formazione della memoria

Neat1 è un Rna non codificante, ovvero non incaricata di codificare per una proteina: l’importanza di queste componenti, originalmente sottovalutata, è stata riscoperta dagli scienziati recentemente. In particolare, il team di ricercatori ha notato, come spiegato sulla rivista Science Signaling, che Neat1 si può trovare nell’ippocampo, una “regione cerebrale associata con la memoria e l’apprendimento”, come spiegato da uno degli autori, Farah Lubin. In altre parti del corpo Neat1 è stata in precedenza associata anche ai tumori, ma in quella specifica parte del cervello la molecola “sembra regolare la formazione della memoria”. In che modo? Sostanzialmente, quando attiva, questa componente ha l’effetto di ‘rallentare’ l’apprendimento; al contrario, spegnendosi, permette al cervello di imparare dagli stimoli che giungono dall’esperienza.

Eccesso di Neat1 ‘rallenta’ l’apprendimento

Lubin paragona il funzionamento di Neat1 a quello di “un freno: quando è attivo, non ci permette di apprendere, o perlomeno non così bene come quando si spegne”. In un cervello giovane, la molecola si disattiva in presenza di stimoli esterni che sollecitano l’apprendimento, un fattore che ha portato i ricercatori a chiedersi se questo meccanismo potesse modificarsi con l’età, solitamente associata a un peggioramento della memoria. Durante gli esperimenti condotti, il team è riuscito a spegnere Neat1 nei topi più vecchi notando un potenziamento dei processi della memoria. “Al contrario”, spiega Lubin, “aumentare i livelli della molecola negli animali più giovani riduceva le capacità della memoria”. I chiari effetti notati, oltre a stimolare ulteriore interesse per il ruolo giocato da altri Rna non codificanti, potrebbero rappresentare il punto di partenza per trovare nuove strategie che impediscano il deterioramento della memoria con la vecchiaia o risultino utili per combattere malattie come l’Alzheimer.

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