L’esperimento condotto da un team di ricercatori svela che una quantità eccessiva bevuta in poco tempo modifica il ritmo del battito del cuore: la caffeina non sarebbe l’unica responsabile
Gli energy drink sono diventati ormai da diversi anni una popolare alternativa al caffè per combattere sonno e stanchezza. Esiste però una soglia che, se superata, porta queste bevande a creare alcuni scompensi al corpo umano. A dimostrarlo è una nuova ricerca pubblicata sul Journal of the American Heart Association, che mostra attraverso un esperimento come bere una quantità eccessiva di energy drink in un breve periodo di tempo possa provocare significative alterazioni al ritmo cardiaco, aumentando potenzialmente il rischio di gravi complicanze.
Energy drink, caffeina ma non solo
Negli Stati Uniti, gli energy drink sono estremamente diffusi fin dalla prima adolescenza, con un consumo regolare tra il 30% di ragazzi tra i 12 ai 17 anni. Per verificare gli effetti di questa pratica sulla salute, i ricercatori si sono basati su un gruppo di 34 volontari sani compresi tra i 18 e i 40 anni. In tre giorni distinti, ai partecipanti è stato chiesto di bere circa 95 centilitri di energy drink contenenti tra i 304 e 320 milligrammi di caffeina o, in alternativa, una bevanda placebo. L’esperimento prevedeva che le bibite venissero consumate in 60 minuti, consumando però non più della metà della quantità totale in mezz’ora. Oltre alla caffeina, le bevande energetiche contenevano taurina, glucuronolattone e vitamine del gruppo D.
Troppi energy drink alterano pressione e battito cardiaco
In seguito al consumo degli energy drink, i ricercatori hanno monitorato l’attività elettrica del cuore dei partecipanti e la loro pressione arteriosa ogni 30 minuti per un totale di 4 ore. Al termine di questo periodo, il team ha notato nel gruppo che aveva consumato la bevanda energetica una crescita dell’Intervallo QT, ovvero la misura del tempo impiegato dai ventricoli per generare un nuovo battito cardiaco, più lunga da 6 a 7,7 millisecondi in più rispetto a chi aveva bevuto il drink placebo. Tale cambiamento, come spiegato dall’autore Sachin A. Shah, “non può essere attribuito alla caffeina”, visto che la dose assunta dai volontari rimaneva comunque sotto il limite giornaliero di 400 milligrammi fissata dall’Efsa. Per questa ragione, secondo Shah, i ricercatori dovranno ora “investigare urgentemente i particolari ingredienti o combinazioni che spieghino quanto visto osservato”. Le variazioni dell’Intervallo QT possono infatti alterare il battito cardiaco fino a creare un’aritmia che può mettere in pericolo di vita chi ne è affetto. Inoltre, il team ha notato allo stesso tempo un aumento della pressione in coloro che avevano bevuto gli energy drink. I risultati non andrebbero sottovalutati, spiegano gli autori, specialmente poiché riferiti a una popolazione sana: dunque, il consumo di queste bevande andrebbe ridotto specialmente in soggetti che presentano già altre patologie.