Secondo i test effettuati da un team di ricerca, consumare il frutto fresco nei pasti aiuta a sentirsi più soddisfatti, sazi e meno affamati, aiutando chi è in sovrappeso a controllare l’appetito
La crescente diffusione sulle tavole di tutto il mondo dell’avocado ha portato negli ultimi anni molti ricercatori a indagare in modo più approfondito le caratteristiche di questo frutto. Lo studio più recente, realizzato dal Center for Nutrition Research dell’Illinois Institute of Technology, dimostrerebbe attraverso alcuni test che l’avocado può di fatto agire come sostituto dei carboidrati, aiutando chi lo mangia a sentirsi più soddisfatto del proprio pasto e meno affamato. Secondo gli autori, i risultati della ricerca potrebbero incentivare l’inserimento di questo alimento nelle diete per persone che soffrono di obesità, favorendo la perdita di peso.
Avocado al posto dei carboidrati? Sì, regola l’appetito
Secondo Britt Burton-Freeman, direttore del Center for Nutrition Research, dopo anni nei quali si guardava ai grassi come principali responsabili dell’obesità “ora i carboidrati sono finiti sotto esame per il ruolo giocato nella regolazione dell’appetito e nel controllo del peso”. Ecco perché, nel tentativo di trovare valide alternative per un regime alimentare sano, i ricercatori hanno voluto testare gli effetti dell’avocado fresco su 31 volontari sovrappeso, valutando le sensazioni degli individui a sei ore da un pasto nel quale il frutto sostituiva l’apporto dei carboidrati. Secondo i risultati pubblicati sulla rivista Nutrients, preferire un avocado intero, o persino metà, aiuterebbe in maniera significativa il controllo del metabolismo, provocando soddisfazione e pienezza in chi lo mangia e aiutando di conseguenza a ridurre la sensazione di fame.
Avocado, gli effetti su insulina e glicemia
Oltre a rappresentare un efficace e più salutare rimpiazzo per i carboidrati, gli autori sottolineano che l’avocado limiterebbe anche i picchi di insulina e glicemia grazie a fibre e grassi salutari che diminuirebbero il rischio di diabete e malattie cardiovascolari in generale. Britt Burton-Freeman puntualizza che “non esiste una soluzione adatta a tutti”, ma “comprendere la relazione tra la chimica degli alimenti e i suoi effetti fisiologici in diverse popolazioni può offrire opportunità per il controllo dell’appetito riducendo i tassi di obesità”. Una dieta personalizzata, ricordano gli autori, è il miglior modo per andare incontro a necessità che sono diverse a seconda dei soggetti, e l’efficacia mostrata dall’avocado nella riduzione della fame è un aspetto promettente che potrebbe rendere l’utilizzo di questo frutto ancora più diffuso.