Aids, curato da virus Hiv il secondo paziente al mondo a Londra

Salute e Benessere
Foto di archivio (Getty Images)

Il paziente è stato sottoposto al trapianto di midollo osseo, ricevendo cellule staminali da un uomo con una rara mutazione genetica che lo rende immune dall'Hiv. I test non mostrano più alcuna traccia del virus

A dodici anni di distanza dal primo caso di guarigione, un secondo paziente affetto da Hiv è stato curato a Londra grazie a un trapianto di cellule staminali prelevate dal midollo osseo di un uomo immune al virus. Lo rivela la rivista Nature.

In futuro possibili cure per Hiv

Il contagio dal virus è stato diagnosticato all’uomo nel 2003 il quale, dopo aver sviluppato nel 2012 una forma del linfoma di Hodking, è stato sottoposto nel 2016 a un delicatissimo trapianto di cellule staminali prelevate da un soggetto con la rara mutazione genetica ‘CCR5 delta 32’, che lo rende immune all’Hiv. Dopo 18 mesi dalla conclusione della terapia con farmaci antiretrovirali, i test non mostrano più alcuna traccia del virus nel paziente. Come spiega il professor Ravindra Gupta, alla guida del team che ha seguito l’uomo, si tratta di una nuova prova a sostegno della tesi secondo la quale in futuro i medici saranno in grado di curare l’Aids. L’esperto, tuttavia, predica cautela e riferisce che è ancora troppo presto per dire che il paziente sia effettivamente guarito, anche se è in remissione.
L’uomo, che ha voluto restare anonimo, viene chiamato il ‘paziente di Londra’, in analogia con il ‘paziente di Berlino’, ossia Timothy Brown, che nel 2007 si è sottoposto in Germania a un trattamento simile che lo ha portato a diventare il primo sieropositivo a guarire dal virus.

Procedura complessa, rischiosa e costosa

Attualmente, nel mondo circa 37 milioni di persone sono affette dal virus dell’Hiv, che dall’inizio degli anni ’80 ha causato oltre 35 milioni di morti. Ancora oggi non esiste una vera cura per la malattia, che viene solo tenuta sotto controllo tramite la terapia antiretrovirale. Molti esperti sostengono che i trattamenti a cui si è sottoposto il paziente di Londra non possono rappresentare una cura applicabile su tutti i soggetti sieropositivi, in quanto si tratta di una procedura molto costosa, complessa e rischiosa. Inoltre, per poterla eseguire, c’è bisogno di una maggior disponibilità di donatori con la mutazione CCR5, i quali sono una percentuale bassissima della popolazione, la maggior parte dei quali discendenti da un ceppo dell’Europa settentrionale.

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