Parkinson, i farmaci immunodepressori potrebbero rallentarlo

Salute e Benessere
Foto d'archivio: Getty Images
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Da uno studio condotto a Washington è emerso che coloro che soffrono di malattie autoimmuni di svariato tipo e che assumono farmaci che frenano la funzione immunitaria hanno meno rischi di contrarre il morbo

Una possibile soluzione al morbo di Parkinson potrebbe arrivare da farmaci immunosoppressori: è quanto suggerisce uno studio condotto presso la Washington University School of Medicine di St. Louis e pubblicato sugli Annals of Clinical and Translational Neurology. Dall'analisi di milioni di dati clinici è emerso come sia possibile rallentare il decorso della malattia grazie a farmaci immunosoppressori. I ricercatori affermano che chi soffre di malattie autoimmuni di svariato tipo (da colite ulcerosa ad artrite reumatoide) e le cura con farmaci che frenano la funzione immunitaria risulta in qualche misura protetto dalla malattia.

Lo studio

Gli scienziati hanno analizzato le prescrizioni farmacologiche ricevute da 48.295 persone cui è stato diagnosticato il Parkinson nel 2009 e da 52.324 persone senza la malattia. Il risultato è che coloro che avevano assunto o assumevano farmaci immunosoppressori corticosteroidi per svariati motivi avevano un 20% in meno di rischio di ammalarsi di Parkinson. Inoltre, coloro che assumevano o avevano assunto immunosoppressori della classe degli inibitori della inosina monofosfato deidrogenasi avevano un terzo del rischio di ammalarsi di Parkinson rispetto a chi non li aveva presi. La scoperta rafforzerebbe l'ipotesi del ruolo del sistema immunitario nella neuro-degenerazione tipica del Parkinson e indicherebbe pure in questi e altri farmaci simili una via per rallentare il decorso se assunti a partire dalla diagnosi. Il prossimo passo sarà testare questi farmaci su persone a cui è stata appena diagnosticata la malattia per vedere come risponde il loro sistema immunitario e in futuro vedere se ne rallentano il decorso.

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