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Dall'immunoterapia una speranza contro il cancro al fegato

Salute e Benessere
Il tumore al fegato è tra i più letali (Getty Images)

Secondo uno studio, ancora in fase sperimentale, una molecola potrebbe ridurre le dimensioni del tumore avanzato. In Italia circa 27.750 persone convivono con questa diagnosi

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La nuova arma contro il cancro al fegato, uno dei più letali, potrebbe essere l'immunoterapia. Uno studio ancora in fase sperimentale, infatti, ha evidenziato come la molecola immunoterapica Nivolumab possa ridurre le dimensioni del tumore avanzato e pretrattato, aumentando la sopravvivenza dei pazienti.

Indice di guarigione ancora molto basso

In Italia circa 27.750 persone convivono con il tumore al fegato, una malattia "silenziosa" che non ha sintomi specifici: dei 12.800 nuovi casi nel 2016, solo il 10% è stato diagnosticato in fase iniziale. Questo cancro, nonostante la generale riduzione del numero dei decessi nel nostro Paese, è però ancora tra i più letali: solo il 16% dei pazienti è in vita a cinque anni dalla diagnosi.

L'immunoterapia contro il cancro al fegato

Contro questa neoplasia entra in campo l'immunoterapia, almeno stando a quanto emerso durante il Congresso della Società europea per lo studio del fegato, dove è stato presentato uno studio ancora in fase I-II che ha coinvolto 262 persone. Secondo questa ricerca, la terapia con il Nivolumab risveglierebbe il sistema immunitario dei pazienti portando a riduzioni sostanziali delle dimensioni del tumore e a un tasso di risposta del 15-20% rispetto al 5% dell'attuale standard di cura.

Risultati migliori della terapia standard

I 262 pazienti coinvolti erano già stati trattati con la terapia standard e, rispetto a questa, il nuovo trattamento nel 20% dei casi avrebbe evidenziato una riduzione della massa tumorale superiore al 30% (con le altre cure era ferma al 3). Undici mesi è la speranza di vita dei pazienti con malattia avanzata, curati con il Sorafenib, l'unico trattamento ad oggi approvato. Grazie al Nivolumab – già utilizzato in Italia per il trattamento di alcuni tumori al polmone e del carcinoma renale – la sopravvivenza media raggiunta è stata di 16,1 mesi.

Le cause del tumore al fegato

Le infezioni da virus dell'epatite B e C, l'abuso di alcol e malattie genetiche o autoimmunitarie possono portare a un danno persistente del fegato che spesso sfocia in cirrosi epatica, malattia che predispone all'insorgenza del cancro al fegato. Circa il 90% dei malati, infatti, in precedenza aveva la cirrosi. In futuro però, come rileva il direttore dell'Unità di epatologia clinica del Policlinico universitario di Messina, Giovanni Raimondo, citato dall'Ansa “i principali fattori di rischio del tumore del fegato saranno costituiti dalla steatoepatite, caratterizzata dall'accumulo di grasso nel fegato, e da malattie incluse nella cosiddetta sindrome metabolica, in particolare diabete e obesità”.